martedì 13 novembre 2012

Siria. Assad su Erdoğan: “Si crede un califfo”

È sempre più scontro aperto fra Turchia e Siria, dopo che ieri lo stesso presidente arabo Bashar al Assad, nel corso di un'intervista all'emittente televisiva Russa Today, ha puntato il dito direttamente contro il primo ministro di Ankara e il suo governo.
"Erdoğan di sé pensa di essere il nuovo sultano dell'Impero Ottomano e di poter controllare la regione come avveniva appunto durante l'Impero, ma sotto un nuovo ombrello. Dentro di sé si sente un califfo", ha affermato il capo di Stato siriano, sottolienando che i rapporti fra i due Paesi negli ultimi mesi sono passati da "zero problemi a zero amicizia".
"La Turchia appoggia il traffico di armi e di terroristi più di qualsiasi altro Stato – ha proseguito poi il presidente del Paese arabo - e i miei nemici sono proprio i terroristi. L'Occidente si crea sempre nemici. In passato era il comunismo, poi l'Islam, dopo ancora toccò a Saddam Hussein, per altre ragioni. E adesso gli occidentali vogliono un nemico nuovo, rappresentato da Bashar al Assad". Il numero uno di Damasco ha infine concluso sottolineando come il primo ministro turco stia favorendo una salita al potere dei Fratelli Musulmani in diversi Paesi della regione allo scopo di garantire "il proprio futuro politico", ma ha anche ribadito che solo le urne potranno decidere il suo destino e quello della Siria. Parole che arrivano all'indomani di un'altra intervista, nella quale il presidente siriano ha rivelato di essere disposto a rimanere in nel Paese a costo della sua stessa vita, rifiutando così il salvacondotto ipotizzato dalla Gran Bretagna. Un'affermazione che a quanto pare hanno preso sul serio anche i ribelli del Libero esercito siriano, braccio armato delle opposizioni estere del Cns, che hanno sede non a caso a Istanbul, i quali hanno affermato che al Assad subirà la stessa sorte di Gheddafi.
"Non posso credere che Bashar non abbia imparato la lezione dalla fine che ha fatto Gheddafi. Gheddafi è stato sconfitto dalla sua stessa arroganza e dalla sua negazione della rivoluzione libica.
Non l'ha vista fino a quando non l'ha accerchiato e ucciso", ha dichiarato il responsabile del consiglio militare che guida il Libero esercito siriano (Les), Mustafa Sheikh, guardandosi bene dal ricordare che anche in quella specifica occasione l'intervento aereo dei caccia della Nato fu fondamentale. Lo stesso Sheikh ha poi parlato dell'intenzione del governo londinese di dialogare con i gruppi ribelli, manifestata nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri britannico William Hague, rivelando inoltre che tale dialogo dovrebbe avere come oggetto la fornitura di armi.
"Sappiamo che la Gran Bretagna ha intenzione di dialogare con i ribelli siriani riguardo gli armamenti – ha detto il responsabile del Consiglio militare del Les - ma non è ancora successo niente". Il legame fra le milizie armate e i Paesi occidentali è ben noto, ma davvero non ci si aspettava che i primi si preoccupassero di inviare direttamente un messaggio al loro principale finanziatore nel bel mezzo di una guerra. Un messaggio dedicato al rieletto presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è infatti apparso per le strade di Kafranbel, località situata nella provincia di Idlib, "Obama hai distrutto l'immagine dell'America. Ora prova a recuperarla in Siria".
Un messaggio che invoca in sintesi un maggiore coinvolgimento nel conflitto degli Stati Uniti, che in ogni caso dall'aprile 2011 ad oggi hanno provveduto a fornire alle milizie ribelli, soldi equipaggiamento e addestramento.
 

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...