mercoledì 30 luglio 2014

FRONTE EUROPEO PER LA SIRIA: ORA ANCHE A GAZA. SOSTIENICI CON UNA T-SHIRT

Il Fronte Europeo per la Siria dichiara ufficialmente l’inizio del suo impegno in Palestina, per Gaza.

“Siamo nati tre anni fa, con lo scopo di unire le forze di tutti i sostenitori del popolo siriano e del suo legittimo presidente Bashar Hafez al-Assad”  -  dichiara il Fronte Europeo per la Siria in una nota. “Siamo molto vicini alla causa siriana perché, più d’ogni altra cosa, crediamo nel principio di autodeterminazione dei popoli e quindi nel diritto di questi ultimi a scegliere il proprio sistema di governo, liberi dalle ingerenze esterne”  -  annuncia il Fronte Europeo.

“Questo principio, parificato alla stregua dei diritti fondamentali della persona umana anche dalla comunità internazionale, viene costantemente violato nella prassi. Prima ancora della Siria, è proprio la Palestina ad avercelo insegnato, dopo anni di occupazione israeliana. Ancor di più nei giorni in cui l’asse Washington –Tel Aviv sta impunemente mettendo in atto una drastica pulizia etnica che, non a caso, vede nei bambini e quindi nel futuro della Palestina i suoi obiettivi principali, la causa di questa gente non può che esser la nostra.”

“Chiunque non voglia sentirsi complice è invitato ad unirsi a noi. Per farlo basta un piccolo gesto, come l’acquisto della nostra nuova maglietta. Il ricavato andrà interamente devoluto all’associazione Solidarité-Identité, impegnata nella pianificazione di un importante progetto di cooperazione a Gaza.”  -  conclude il Fronte Europeo.


***Per info e ordini contattaci tramite: europeanfrontsyria@gmail.com

martedì 22 luglio 2014

La Banca Centrale della Siria (CBS) emette le nuove banconote da 500 lire, con nuove caratteristiche di riconoscimento

Damasco, SANA - La Banca centrale della Siria (CBS) ha messe in circolazione le nuove banconote da 500 lire siriane di Domenica, solo per essere distribuite all'inizio del mese prossimo.

Governatore della banca Adib Mayala detto con il rilascio delle nuove banconote, le vecchie saranno gradualmente ritirate dal mercato in modo da evitare disaggio ed interruzioni del tasso di cambio e il tasso di inflazione.

Le nuove banconote, Mayala ha notato, sono diverse nel colore, nelle dimensioni e le figure stampate, con le foto della casa dell’Opera siriana e il mosaico della prima nota di musica al mondo dipinte su di esse.

Ciò che caratterizza le nuove banconote in termini di sicurezza sono i micro perforazioni ad alta precisione con la scritta 500 SYP che diventa ben visibile quando le banconote sono esposte alla luce.

Un'altra caratteristica degna di essere notata è le figure flessibile incise che permettono alle persone con esigenze speciali di riconoscere le banconote.

Il Governatore Mayala ha sottolineato che la Siria non ha la possibilità di stampare le nuove banconote, rivelando che una nuova emissione di banconote da 1000 sarà pronta in due mesi.

sabato 19 luglio 2014

ATTACCO A SORPRESA DEI MERCENARI JIHADISTI ISIS: OCCUPATO IL GIACIMENTO DI GAS NATURALE SIRIANO DI AL-SHA'ER

Lo stato islamico controlla il giacimento di gas naturale di Al-Sha'er, il più grande in Siria: almeno 90 vittime a seguito dell'attacco delle bande mercenarie e più di 300 uomini (civili e militari) presi in ostaggio.

Mercoledì scorso, il noto ISIS (stato islamico in Iraq e Siria), ha lanciato un'offensiva a sorpresa, un attacco notturno al giacimento di gas di Al-Sha'er, il più grande impianto per la produzione di gas in Siria, nelle regione centrale, sulla strada di Palmira, Provincia di Homs.

Nell'impianto lavoravano circa 1.000 operai, e nell'assalto notturno dell'ISIS almeno 90 persone, su 400 erano presenti, hanno perso la vita, tra cui operai, soldati e membri delle forze di difesa nazionale, mentre almeno 275 persone sono state prese in ostaggio dall'ISIS.

Fonti vicine ai miliziani hanno detto che molte delle vittime sono state giustiziate dai terroristi dell' ISIS subito dopo aver preso il controllo dell'impianto, vicino alla città di Palmira, a est di Homs.

Anche 21 mercenari jihadisti dell'ISIS sono stati uccisi nell'offensiva.

C'è stato prima un attacco suicida e nello stesso tempo otto posti di blocco sono stati presi di mira dall'artiglieria pesante (di fabbricazione americana ora in mano ISIS) prima che i mercenari terroristi entrassero in possesso del giacimento di gas.

Il governatore di Homs, Talal Barazi, ha pure confermato l'attacco.

Fonti locali hanno fatto sapere che violenti scontri e combattimenti hanno avuto luogo nelle vicinanze del giacimento, nel tentativo dell'esercito siriano di respingere l'attacco a sorpresa dei mercenari ISIS.

Fonti militari siriane hanno affermato che le Forze Armate Siriane si stanno mobilitando per la controffensiva e per ripristinare il possesso e sicurezza sul giacimento.

giovedì 17 luglio 2014

LA 'COMPAGNIA NAZIONALE AEREA TURCA' É UN VETTORE DI TRASPORTO MERCENARI DAL TAGIKISTAN IN SIRIA-IRAQ

La 'Turkish Airlines' ha trasferito in Siria e Iraq grandi gruppi di terroristi e mercenari Takfiri provenienti da diversi paesi, tra cui quasi un centinaio di tagiki in Iraq recentemente, hanno rivelato fonti sicure.

"Un aereo ha trasportato 91 mercenari tagiki da Dushanbe a Istanbul, alle 21.10 del 2 luglio a bordo del volo 254", ha rivelato una fonte la quale ha preteso di rimanere anonima per timore di mettere a repentaglio la sua vita e quella della sua famiglia, ha dichiarato la redazione dell'agenzia Fars News, aggiungendo: «I mercenari sono stati successivamente trasferiti in Iraq per unirsi ai loro camerati dell'ISIL (ISIS)".

Secondo questa fonte, l'ambasciata saudita a Dushanbe funge da sede per il reclutamento, l'organizzazione e l'invio dei mercenari arruolati nel Tagikistan da mandare verso la Siria e l'Iraq.

"Abu Tariq, il primo segretario dell'ambasciata saudita, è incaricato dei pagamenti e dei costi delle spese di trasporto dei militanti", ha aggiunto.

La fonte ha anche detto che "la Turkish-Airlines ha trasferito circa 1.000 combattenti Takfiri tagiki in Iraq fin'ora".

Nelle dichiarazioni ufficiali pertinenti al mese di ottobre 2014, il portavoce presidenziale del Tagikistan ebbe a confermare come reali le notizie secondo le quali diversi cittadini con nazionalitá del Tagikistan combattono in Siria.

Abdufattokh Sharipov dise anche che i cittadini tagiki che combattono in Siria potrebbero presentare un pericolo per la sicurezza interna del Tagikistan nel momento in cui ritornano in patria.

Sharipov ha aggiunto che le autorità tagike avrebbero richiesto a Damasco di fornire a Dushanbe dei dettagli sui cittadini tagiki che combattono in territorio siriano.

Il Gran Muftì della Siria, Ahmad Badr Al-Din Hassoun, ha dichiarato (a Mosca il 27 ottobre 2013), di credere che circa 100.000 stranieri - provenienti anche dagli Stati Uniti, Cina e Unione europea - stiano combattendo con le forze mercenarie di opposizione al governo di Damasco.

Hassoun ha detto che 190 cittadini tagiki, così come centinaia di combattenti provenienti da altre ex-repubbliche sovietiche - vale a dire Azerbaigian, Georgia, Kazakistan, Turkmenistan, Cecenia - sono tra i combattenti delle bande mercenarie takfiriste nell'area Siria-Iraq.

martedì 15 luglio 2014

Per combattere il terrorismo l’Occidente deve allearsi con Assad


La Siria è fortemente determinata a “eliminare” il gruppo estremista sunnita dell’ISIS (ora denominato Stato Islamico) e il presidente Bashar al Assad è l’alleato naturale delle potenze occidentali nella battaglia contro il terrorismo.  Parlando al giornale britannico “The Guardian“, il viceministro degli esteri di Damasco, Faisal Mekdad, lancia un messaggio chiaro alla comunità internazionale invitandola a prendere atto della nuova realtà. La situazione, secondo il ministro, è complicata ma c’è un solo modo per bloccare l’ascesa degli estremisti islamici che hanno conquistato terreno in Siria e in Iraq: affidarsi al Governo siriano e combattere al suo fianco il terrorismo jihadista.
“L’unico modo per risolvere la situazione è lavorare con il presidente Assad” dice Mekdad lasciando capire che rafforzare a Damasco le autorità al potere è l’unico modo per consentire di sgominare le forze del califfato sunnita che minaccia non soltanto la Siria ma anche l’Iraq. Perchè, precisa il ministro, “nonostante voci contrarie, Damasco vuole combattere il terrorismo” e continua ad essere una barriera – laica e secolare – contro al Qaeda e tutti i fanatici della Jihad.
Rivolgendosi agli occidentali, il ministro lascia capire che i temi della sicurezza e quelli più ampiamente politici non possono essere scissi. “Molti paesi – dice – stanno cercando di realizzare una cooperazione con Damasco sul fronte della sicurezza ma le questioni della sicurezza non possono essere separate dalla cooperazione politica”.
Secondo Mekdad, alcuni paesi europei, tra cui la Gran Bretagna, stanno cambiando il loro atteggiamento nei confronti della Siria: “In cuor loro – dice l’esponente di Damasco – sanno che quello che hanno fatto è un grave crimine contro il popolo della Siria. Pensando che il regime sarebbe caduto in poche settimane [nel 2011], hanno fatto fiorire il terrorismo nel paese, minacciando la sicurezza dei paesi europei stessiHanno iniziato a capire che ciò che sta accadendo non è una rivoluzione, ma una minaccia per l’Europa. Molti paesi si stanno avvicinando di nuovo alla Siria e sono intenzionati ad avviare una cooperazione in materia di sicurezza. Abbiamo risposto che le questioni concernenti la sicurezza non possono essere separate dalla cooperazione politica.”
Non era scontato che la Gran Bretagna decidesse un simile approccio, mentre l’avvicinamento della Germania alla Siria, secondo alcune fonti siriane, era ritenuto più che probabile. Si ritiene che migliaia di cittadini europei, tra i quali circa 400 britannici, abbiano combattuto in Siria in questi 3 anni di conflitto. L’attacco, nello scorso maggio, al museo ebraico di Bruxelles da parte di un jihadista francese ha rappresentato per molti governi europei un campanello d’allarme.
L’Esercito Siriano Libero (sostenuto dagli Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione europeaTurchia e gli Stati del Golfo) dal suo canto, è convinto di essere l’unico gruppo in grado di sconfiggere sia lo Stato Islamico che il Fronte di Jabhat al-Nusra (affiliato di al Qaeda in Siria) e di portare un cambiamento democratico in Siria.
In realtà l’ESL (Esercito Siriano Libero) è una forza militare in totale sbando: molti suoi uomini hanno abbandonato la divisa, altri si sono arruolati nelle formazioni jihadiste e altri ancora hanno deciso di consegnarsi a Damasco deponendo le armi a favore dell’esercito governativo ritenuto l’unico capace di sconfiggere il terrorismo. Le ultime stime dicono che 170.000 persone sono state uccise da quando la rivolta anti-Assad è iniziata nel marzo 2011 e milioni di persone sono rimaste senza tetto.

domenica 13 luglio 2014

DICHIARAZIONE DEI TERRORISTI DELL'ISIS (ISIL): "DOPO LA SIRIA TOCCHERÁ ALLA TURCHIA"

Documenti sequestrati dalla polizia turca in sei differenti cittá (Van, Istanbul, Kayseri, Gaziantep, Kilis e Adana) indicano che i vertici dell'ISIL (ISIS) hanno dichiarato l'estensione della loro 'jihad' anche ai territori turchi.

Le massime autoritá religiose islamiche locali turche rigettano tale dichiarazione fatta in nome dei musulmani.

Come diceva pochi giorni fa il Ministro Siriano per gli Affari Esteri, Fayssal Mikdad, "...il terrorismo che ha infiammato la Siria presto brucerá coloro che l'hanno acceso..."

E questo é solo l'inizio...

mercoledì 9 luglio 2014

SOSTIENI LA SIRIA! SUPPORTA IL FRONTE!

1 tshirt= 1 kg di latte in polvere
Foto: SOSTIENI LA SIRIA! SUPPORTA IL FRONTE! 1 tshirt= 1 kg di latte in polvere


martedì 8 luglio 2014

Comune di Roma, scenari ipocriti sulla Siria

Questo è quello che il Comune di Roma riesce ad organizzare. C'è pure il coraggio di chiamare l'evento "Attualità e prospettive per il futuro della Siria...."
Evidentemente per la giunta comunale tre anni di tagliagole e la distruzione della Siria sono iniziative di carattere culturale...

sabato 5 luglio 2014

Siria, Iran e Russia: Roma apre a tutti gli interlocutori

“Sulla via di Damasco”: la conferenza organizzata dal Fronte europeo di solidarietà per la Siria, svoltasi presso la sala L’Universale di Roma, è approdata a destinazione. Prima di attraversare i paesaggi della guerra in Siria, il dibattito è partito dal concetto di sovranità. “Quella stessa sovranità di cui l’Italia sembra esser sprovvista e a cui la Siria non intende rinunciare” - come ha osservato Jacopo Trionfera, rappresentante del Fronte, nella sua introduzione. Un confronto, quello di ieri, che ha avuto il pregio di far convergere protagonisti ‘scomodi’ come l’Iran e la Russia, dando a tutte “le nazioni coinvolte nell’imperante guerra in Siria” la possibilità di esprimersi attraverso i rispettivi rappresentanti, forse per la prima volta in assoluto, in modo corale e non filtrato.
Il primo, in ordine d’intervento, è stato il dott. Jamal Abo Abbas, Presidente della Comunità siriana in Italia. La presenza di migranti siriani nella Penisola, come ricorda il dott. Abo Abbas, è antichissima e si è sempre rivelata pacifica e collaborativa. Tuttavia la percezione che gli italiani hanno della Siria è radicalmente mutata da quando sono stati posti in essere i primi tentativi di destabilizzazione da parte delle cellule fondamentaliste “sovvenzionate dagli Usa e da tutti gli altri Paesi che vogliono mettere le mani sulla nostra Terra”. Questi finanziamenti, inizialmente destinati alla parte più radicale dei “fantomatici ribelli”, oggi sostengono cellule più moderate “per distrarre un’opinione pubblica che a distanza di tre anni forse sta capendo dov’è la verità”.
In seguito ha preso parola Marco Hosseyn Morelli, portavoce dell’Ass. Imam Mahdi. La premessa di Morelli è di carattere terminologico, “troppo spesso i media fanno un uso improprio di termini come ‘jihad’ ed ‘islam’, accostandoli a movimenti che con queste due parole sacre non hanno nulla a che vedere. Sarebbe quindi più corretto parlare di wahabiti e di takfiriti, movimenti fondamentalisti che combattono in Siria uccidendo e massacrando senza rispetto dei principi cardine dell’etica del combattente musulmano la popolazione civile”. “Il problema del fanatismo religioso non ha mai riguardato la Siria, dove le diverse confessioni religiose sono sempre coesistite pacificamente - osserva Morelli - se non da quando gli Usa, con la loro partecipazione criminale al conflitto, insieme ad Arabia Saudita ed Israele, hanno voluto porre fine a questa convivenza pacifica di religioni”.
In chiusura è stata la volta della rappresentante della Confederazione Russa, Irina Osipova, presidentessa del movimento RIM giovani italo-russi. La mediazione diplomatica della Russia, e quindi di Putin, ha senz’altro giocato un ruolo decisivo per la Siria. A conforto di questo aspetto, la giovane relatrice, ha citato la lettera scritta dallo stesso presidente russo agli americani e pubblicata dal New York Times nel settembre dello scorso anno. “..Fin dall'inizio, la Russia ha avuto come priorità la ricerca di un soluzione pacifica del conflitto che potesse passare attraverso un compromesso e desse la possibilità ai siriani di decidere del loro futuro. Noi non stiamo proteggendo il governo siriano, ma le leggi internazionali. Noi vogliamo, dobbiamo appellarci alle Nazioni Unite perché crediamo che sia l'unico modo per preservare l'ordine e le leggi internazionali ed evitare così che un mondo così turbolento precipiti nel caos. La legge è ancora la legge, e che ci piaccia o no, dobbiamo ancora seguirla. L'attuale legge dice ha l'uso della forza è permesso solo come auto difesa o dietro autorizzazione del Consiglio di Sicurezza. Tutto il resto, per la Carta delle Nazioni Unite, è inaccettabile e si configura come un atto di aggressione..”
La Osipova ha inoltre ribadito l’infondatezza dell’accusa dell’utilizzo di armi chimiche, giunte in questi giorni nel porto di Gioia Tauro per essere smaltite, da parte di Assad. “Nulla di più insensato, le armi chimiche sono state abilmente utilizzate dai ‘ribelli’ per giustificare l’intervento americano nel conflitto” - ha detto la Osipova, facendo eco alle parole pronunciate all’epoca dei fatti dallo stesso primo ministro siriano Wael al-Halqui. “Noi non abbiamo usato armi chimiche, ad utilizzarle sono i 38mila terroristi stranieri che stanno combattendo nel nostro paese, a dargliele sono Qatar, Turchia e Arabia Saudita. La realtà è che gli Stati Uniti sono in crisi e hanno trovato nella Siria un nuovo capro espiatorio” - aveva dichiarato al-Halqui in occasione dell’incontro ufficiale avuto a Damasco proprio con una delegazione del Fronte.

giovedì 3 luglio 2014

Incursioni della SAAF

6 incursioni della SAAF contro i depositi delle armi americane appena arrivate a Raqqa e portati in parata ieri nella citta' occupata dall'ISIS.

Le armi facevano parte del bottino del neo califfato in Iraq

Gli attacchi sono avvenuti in successione rapidissima e da diverse direzioni contemporaneamente.

Un bombardamento con 2 missili pesantissimi terra-terra hanno dato il via all'operazione.

Sono stati centrati i centri C&C esplorati ieri con finte e sorvoli per preparare le contro misure elettroniche.

Testimonianze parlano di operazioni spettacolari dove i Mig e i Sukhoi s'incrociavano come in uno show di pattuglia acrobatica.

Enormi colonne di fumo dai depositi colpiti si vedono tutt'ora

martedì 1 luglio 2014

Ultima Ora

La liberazione totale di Aleppo è vicina. Iniziata l'offensiva finale dell'esercito siriano.
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