martedì 15 luglio 2014

Per combattere il terrorismo l’Occidente deve allearsi con Assad


La Siria è fortemente determinata a “eliminare” il gruppo estremista sunnita dell’ISIS (ora denominato Stato Islamico) e il presidente Bashar al Assad è l’alleato naturale delle potenze occidentali nella battaglia contro il terrorismo.  Parlando al giornale britannico “The Guardian“, il viceministro degli esteri di Damasco, Faisal Mekdad, lancia un messaggio chiaro alla comunità internazionale invitandola a prendere atto della nuova realtà. La situazione, secondo il ministro, è complicata ma c’è un solo modo per bloccare l’ascesa degli estremisti islamici che hanno conquistato terreno in Siria e in Iraq: affidarsi al Governo siriano e combattere al suo fianco il terrorismo jihadista.
“L’unico modo per risolvere la situazione è lavorare con il presidente Assad” dice Mekdad lasciando capire che rafforzare a Damasco le autorità al potere è l’unico modo per consentire di sgominare le forze del califfato sunnita che minaccia non soltanto la Siria ma anche l’Iraq. Perchè, precisa il ministro, “nonostante voci contrarie, Damasco vuole combattere il terrorismo” e continua ad essere una barriera – laica e secolare – contro al Qaeda e tutti i fanatici della Jihad.
Rivolgendosi agli occidentali, il ministro lascia capire che i temi della sicurezza e quelli più ampiamente politici non possono essere scissi. “Molti paesi – dice – stanno cercando di realizzare una cooperazione con Damasco sul fronte della sicurezza ma le questioni della sicurezza non possono essere separate dalla cooperazione politica”.
Secondo Mekdad, alcuni paesi europei, tra cui la Gran Bretagna, stanno cambiando il loro atteggiamento nei confronti della Siria: “In cuor loro – dice l’esponente di Damasco – sanno che quello che hanno fatto è un grave crimine contro il popolo della Siria. Pensando che il regime sarebbe caduto in poche settimane [nel 2011], hanno fatto fiorire il terrorismo nel paese, minacciando la sicurezza dei paesi europei stessiHanno iniziato a capire che ciò che sta accadendo non è una rivoluzione, ma una minaccia per l’Europa. Molti paesi si stanno avvicinando di nuovo alla Siria e sono intenzionati ad avviare una cooperazione in materia di sicurezza. Abbiamo risposto che le questioni concernenti la sicurezza non possono essere separate dalla cooperazione politica.”
Non era scontato che la Gran Bretagna decidesse un simile approccio, mentre l’avvicinamento della Germania alla Siria, secondo alcune fonti siriane, era ritenuto più che probabile. Si ritiene che migliaia di cittadini europei, tra i quali circa 400 britannici, abbiano combattuto in Siria in questi 3 anni di conflitto. L’attacco, nello scorso maggio, al museo ebraico di Bruxelles da parte di un jihadista francese ha rappresentato per molti governi europei un campanello d’allarme.
L’Esercito Siriano Libero (sostenuto dagli Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione europeaTurchia e gli Stati del Golfo) dal suo canto, è convinto di essere l’unico gruppo in grado di sconfiggere sia lo Stato Islamico che il Fronte di Jabhat al-Nusra (affiliato di al Qaeda in Siria) e di portare un cambiamento democratico in Siria.
In realtà l’ESL (Esercito Siriano Libero) è una forza militare in totale sbando: molti suoi uomini hanno abbandonato la divisa, altri si sono arruolati nelle formazioni jihadiste e altri ancora hanno deciso di consegnarsi a Damasco deponendo le armi a favore dell’esercito governativo ritenuto l’unico capace di sconfiggere il terrorismo. Le ultime stime dicono che 170.000 persone sono state uccise da quando la rivolta anti-Assad è iniziata nel marzo 2011 e milioni di persone sono rimaste senza tetto.

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