L’eventuale uso di armi chimiche nel conflitto siriano sarebbe inaccettabile.
Lo dice anche la Russia. Ma il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, in commenti rilasciati a margine della riunione del Consiglio Russia-Nato, ha chiarito ancora una volta che le voci che si rincorrono da qualche giorno sono parte del solito piano per attaccare Damasco. “Il problema del trasporto e specialmente dell’uso di armi di distruzione di massa, e le armi chimiche lo sono, è molto serio. Qualunque violazione dei trattati internazionali per noi è inaccettabile” ha precisato Lavrov, affermando che la Russia indaga su tutte le notizie di spostamenti di armi chimiche e scambia informazioni con i Paesi occidentali. Proprio per questa ragione “Quando emerge la minima voce in questo senso, prendiamo iniziative molto ferme, verifichiamo queste informazioni e ogni volta otteniamo garanzie che nulla del genere viene programmato o può essere programmato”, ha concluso. La Siria insomma, come dichiarato senza mezzi termini dal governo già nei giorni scorsi, non userà mai armi chimiche contro il suo popolo. Ma non sono certo le affermazioni di Damasco o le garanzie russe a smuovere la cricca atlantico-saudita dalle sue posizioni.
Ora serve sventolare un nuovo spauracchio, e le armi chimiche sono un’efficace scusa per intensificare l’accerchiamento contro Assad. Ieri, nel tardo pomeriggio, i ministri degli Esteri dell’Alleanza atlantica, a Bruxelles, hanno dato il via libera al dispiegamento dei Patriot in Turchia, come chiesto da Ankara il 21 novembre scorso. Si trattava oramai di una pura formalità. La notizia, chiaramente non verificata né confermata ma frutto di rivelazioni di “intelligence”, dello spostamento di armi chimiche deciso dal regime siriano ha fatto alzare la voce gli Stati Uniti e i suoi alleati, l’autorizzazione allo schieramento dei missili dell’Alleanza a “difesa” dell’alleato turco era oramai scontata. Il dispiegamento dei Patriot “sarà solo difensivo” e “in nessun modo supporterà una no-fly zone o operazioni d’attacco”, ha voluto ribadire ieri il segretario generale della Nato Rasmussen (foto), salvo poi aggiungere che l’Alleanza “sa che la Siria ha i missili e le armi chimiche”e che nel caso in cui decidesse di usarle si aspetterebbe “una reazione immediata da parte della comunità internazionale”. Come sempre dal vertice Nato non è arrivato nessun commento alle forniture illegali di armi ai ribelli, oramai acquisite come un fatto normale.
Ieri una conferma dei traffici illegali di armamenti è arrivato da un deputato libanese di al Mustaqbal, il movimento dell’ex premier, sunnita e anti-siriano, Saad Hariri. Giovedì scorso, il quotidiano al Akhbar e l’emittente OTV avevano pubblicato le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche del deputato Okab Sakr mentre parla con un trafficante di armi, con un comandante dei ribelli siriani e con un altro siriano incaricato di coordinare l’invio di armi. Lunedì Sakr ha ammesso pubblicamente che la voce in quelle tre conversazioni è la sua, ma ha cercato di tenere fuori il partito di Hariri dicendo che la sua è stata un’iniziativa personale e che è pronto a rinunciare all’immunità parlamentare per rimettersi alle decisioni della giustizia libanese. Tuttavia in una delle telefonate, Sakr afferma che l’ex premier Hariri, comodamente stanziato a Parigi “segue la situazione minuto per minuto” e che “sta diventando pazzo, vuole che la vittoria arrivi”.
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