venerdì 19 settembre 2014

L’Isil è sempre stato legato ad al-Qaeda. Solo non andava bene farlo sapere. Perché…

L’Isil (Stato islamico dell’Iraq e del Levante, Is, Isis, Daesh) è nato grazie ai finanziamenti delle monarchie del Golfo, in particolare del Qatar, grande alleato e investitore in Occidente, su interesse degli Stati Uniti, i quali si proponevano così di indirizzare energie forti nella lotta contro Bashar al-Assad in Siria senza compromettere se stessi.
La cosa essenziale era presentare mediaticamente l’Isil come un movimento spontaneo, nato dal nulla in Siria, una forza capace con chissà quali mezzi di richiamare decine di migliaia di giovani dal Nordafrica, dal Medio Oriente e dal Caucaso e persino dall’Occidente, di nutrirli, addestrarli e armarli, energie fresche e gratuite per l’unica “Primavera Araba” che mancava all’appello, quella siriana, dove il regime era (ed è) legato a doppio filo con la Russia di Vladimir Putin.
Di certo non era possibile far risultare mediaticamente l’ossatura di base dell’Isil (cioè quel minimo con cui Usa e Qatar hanno interloquito) quale parte integrante di al-Qaeda, il gruppo terrorista legato ad Ayman al-Zawahiri. Lo stesso erede di Bin Laden è intervenuto con un messaggio indirizzato alla Bbc l’8 novembre 2013 per prendere le distanze sia dall’Isil che da un altro maxi-gruppo impegnato nella jihad in Siria, Jabat al-Nusra.
All’inizio entrambe le formazioni dovevano combattere in modo unitario con l’Esercito libero siriano (gli insorti) contro le truppe lealiste, ma verso la fine del 2013 i forti dissidi sulle strategie, sulla spartizione dei mezzi e soprattutto la prospettiva di allargare il conflitto in Iraq ha spinto l’Isil a mettersi contro tutti, ovvero a rivolgersi contro l’Esercito libero siriano, contro i curdi del nord e soprattutto contro i miliziani di Jabat al-Nusra.
Un pasticcio che ha spinto al-Zawahiri a diffondere un messaggio pubblico per prendere le distanze da entrambi, disponendo addirittura lo scioglimento dell’Isil.
Il messaggio successivo del leader di al-Qaeda è del 5 febbraio, quando con una dichiarazione riportata sul sito della Bbc ha confermato che l’Isil “non è una branca di al-Qaeda, la quale non è responsabile delle sue azioni”.
Tuttavia, vien da chiedersi, se l’Isil “non è una branca di al-Qaeda”, come può al-Zawahiri, leader di al-Qaeda, disporne lo scioglimento?
Il 20 aprile 2014 è comparso un nuovo messaggio di al-Zawahiri con il quale ha respinto l’accusa mossa dall’Isil di aver tradito la causa jihadista, sostenendo che il regime di Damasco si sarebbe infiltrato tra i combattenti per alimentare le divisioni.
Ha poi aggiunto che “Se vi ordino di combattere i vostri fratelli mujaheddin non mi obbedite, se vi comando di farvi saltare in aria in mezzo ai vostri fratelli mujaheddin non mi obbedite”.
Infine ha ribadito che “Il nostro metodo consiste nel concentrarsi su America, i suoi alleati crociati, i sionisti e i loro agenti traditori e di incitare l’Ummah (comunità musulmana) a unirsi alla jihad contro di loro, mettendo da parte le divergenze. Dobbiamo evitare operazioni che potrebbero versare il sangue della parte sbagliata”.
Anche qui: come può al-Zawahiri “ordinare”, se l’Isil non è un gruppo che, alla fine, fa capo a lui?
In maggio il leader di al-Qaeda ha comandato nuovamente ad Abu Mohammed al-Joulani, capo di al-Nusra, di cessare gli attacchi contro i guerriglieri dello Stato Islamico, ma quel momento coincide anche con la graduale conquista della scena mediatica da parte dell’Isil, per via dell’avanzata in Iraq, per le barbare esecuzioni e per le atrocità commesse sulle minoranze etniche e religiose.
In realtà tale ritardo non è giustificato, dal momento che l’Isil opera in Iraq da molto tempo e Fallujah, una delle principali città del paese, è caduta nelle mani degli jihadisti già in gennaio. Non solo: la visione dell’Isil e di al-Qaeda come di due realtà nette e separate è fuorviante e certamente voluta, basti pensare che il leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, è un individuo ascrivibile proprio ad al-Qaeda.
Non rappresenta quindi una novità il fatto che oggi due branche di al-Qaeda, quella magrebina dell’Aqmi e quella yemenita dell’Aqpa, abbiano esortano i loro “fratelli mujaheddin in Iraq e nel Levante a unirsi contro la campagna dell’America e della sua coalizione diabolica”.
I vari gruppi, in realtà, sono da sempre legati fra loro e solo oggi, quando è sotto gli occhi di tutti il fatto che a Usa e Qatar la situazione è sfuggita di mano, si cerca mediaticamente di dimostrare che l’adesione dell’Isil ad al-Qaeda sia in fase di realizzazione.
Le voci diverse delle varie frange di al-Qaeda potrebbero dimostrare attriti e fratture interne, o peggio l’incapacità di Ayman al-Zawahiri nel gestire la galassia dei gruppi di jihadisti, ma in realtà non è così: astutamente e volutamente è stata fatta vedere al mondo una separazione netta fra al-Qaeda e l’Isil, cosa che di fatto non c’è mai stata, in quanto sarebbe stato impossibile far passare davanti all’opinione pubblica occidentale l’idea che al-Qaeda va combattuta in Afghanistan, ma che va benedetta in Siria. I nodi, però, tornano sempre al pettine.

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