Damasco, 22 feb – Avrebbe usato il cellulare di un parente per chiamare i famigliari in Italia: «Mi sono pentita, voglio tornare a casa» a parlare, dalla Siria, è Meriem Rehaily, 19enne di origini marocchine scappata dalla provincia di Padova lo scorso luglio per andare ad arruolarsi nelle file dell’Isis.
La ragazza prima di “sparire” aveva postato su internet materiale di propaganda Isis con addirittura una lista di obbiettivi da colpire con nomi foto e indirizzi, risultati poi errati, e con tanto di logo dei “lupi solitari” quelle cellule dormienti o in via di arruolamento a cui l’Isis ha dedicato numerosissime direttive reperibili nelle maglie della rete internet. Secondo fonti locali la telefonata sarebbe vecchia ormai di un mese e sarebbe anche stata intercettata dai Carabinieri dei Ros, che evidentemente monitoravano la famiglia e che ora hanno attivato il dispositivo internazionale di protezione per Meriem Rehaily e la sua famiglia considerate possibili “target” per azioni di ritorsione da parte dei militanti dell’Isis.
La diserzione, sopratutto se fatta in maniera tanto pubblica da mettere in imbarazzo l’organizzazione è considerata un atto gravissimo dal Califfato, che ha fatto da sempre della fedeltà dei suoi militanti e della solidità della struttura, un punto di forza e propaganda. Ciò che ad oggi appare chiaro è che per raggiungere i suoi reclutatori in Siria, Meriem Rehaily si sia prima imbarcata su un volo da Bologna alla Turchia, per poi da li raggiungere il fronte sfruttando l’estrema tolleranza, se non addirittura il supporto, che le istituzioni turche e i servizi segreti del presidente Erdogan hanno nei confronti dei miliziani dell’Isis.
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