martedì 22 marzo 2016

I Curdi votano per uno stato in Siria



Il partito dei curdi in Siria PYD (Democratic Union Party) ha votato per creare una federazione autonoma curda nella zona settentrionale della Siria al confine con la Turchia. Lo afferma Al Jazeera sul suo sito pubblicando la notizia che, dopo due giorni di consultazioni ed incontri nelle zone sotto controllo delle milizie curde i funzionari del PYD avrebbero proclamato l’intenzione di procedere a tappe serrate verso la creazione di questa entità statuale su modello federale. Gli incontri si sarebbero svolti nella città di Rmeilan in provincia di Hassakeh tra delegati delle minoranze assire, arabe e curde del territorio, ma, come d’altronde sempre affermato dalle legittime autorità siriane, la decisione non è considerata accettabile dal governo siriano che in questo incassa, paradossalmente, l’assenso di una delle principali formazioni ribelli, la sedicente Coalizione Nazionale.
Il ministero degli Esteri siriano mette in guardia ” chiunque oserà minare l’unione del territorio e del popolo siriano a qualsiasi titolo” aggiungendo anche che,” creare una unione federale contraddice i principi della costituzione siriana e tutti i concetti nazionali e le risoluzioni internazionali”. Una dichiarazione, come anticipato, parallela a quella espressa dalla “National Coalition for Syrian Revolutionary and Opposition Forces“, il raggruppamento eterogeneo dei miliziani ribelli in Siria che ritiene illegittima la “dichiarazione unilaterale che confisca la volontà di scelta al popolo siriano”. La scelta di formare una compagine statale su base federale viene dalla situazione etnico politica della regione interessata che i curdi chiamano Rojava e che ad oggi è spartita, più o meno pacificamente, in tre diverse enclavi curde: Jazira, Kobanê e Afrin. Oltre a “mettere d’accordo”, partigiani islamisti ribelli e governo legittimo in Siria, la decisione è guardata con forte preoccupazione, se non osteggiata in maniera aperta, dalla Turchia che, nonostante supporti politicamente e non, certe formazioni ribelli operanti in territorio siriano, non tollererebbe mai la creazione di uno Stato Curdo sulle sue frontiere che incoraggerebbe e funzionerebbe da retroterra strategico per quei curdi-turchi che da anni propugnano la secessione delle zone curde della Turchia. 

L’ex leader del Democratic Union Party, Idris Nassan, ha ammesso che i preparativi per il federalismo curdo erano in corso già da tempo e che l’intenzione sarebbe quella di “allargare la zona di autogoverno curdo in Siria”. Tale “federalismo” per Nassan,” deve essere il futuro, non solo per il nord della Siria o regioni curde, ma per la Siria in generale, perché con esso saranno garantite democrazia e uguaglianza”. Ad oggi il territorio controllato dai Curdi in Siria, oltre una vasta area sulla costa nord occidentale, è rappresentato da una striscia ininterrotta di quattrocento chilometri, che si estende dal fiume Eufrate alla frontiera con l’Iraq dove già dal 1990 i curdi iracheni hanno la loro autonomia. Come già avevamo accennato in precedenti analisi, quella dei Curdi è una partita che in Siria si giocherà a partire dalla fine o dal ridimensionamento della minaccia terroristica islamista di Al Nusra e Isis, che nel “secondo tempo” della cosiddetta crisi siriana vedrà il sorgere di nuovi “player” regionali sempre diligentemente supportati dalle potenze mondiali attente a garantirsi, sulla pelle dei siriani, la loro fetta di “democrazia“.

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