Riyad, 11 set – “La diplomazia sincera è possibile quanto l’acqua 
asciutta”, sosteneva Giuseppe Stalin per ribadire che nei rapporti fra 
Stati la menzogna e il bluff sono strumenti usati ed abusati. Quando 
però si esagera, si rischia di cadere nel ridicolo, e rimane un mistero 
il motivo per cui certe dichiarazioni finiscano sulle pagine di politica
 estera dei quotidiani (nella fattispecie il britannico Guardian) 
anziché nei libri di barzellette. E’ il caso, innegabilmente, delle 
ultime uscite del ministro degli esteri dell’Arabia Saudita, Adel Al Jubeir,
 che si è recentemente lanciato in arditissimi sillogismi 
sull’importanza dell’intervento del suo Paese nel conflitto civile del 
confinante Yemen. Spaventato dall’idea che il Parlamento di Londra possa
 essere condizionato da un imminente nuovo rapporto relativo alla 
connivenza britannica con i bombardamenti su obiettivi civili yemeniti 
operati dall’aviazione saudita, e decida di chiedere l’interruzione 
della vendita di armi a Riad, Al Jubeir ha cercato di spiegare che in realtà l’Arabia Saudita sta facendo la guerra agli Houthi (gli sciiti dello Yemen, in lotta contro la fazione sunnita) per fare un favore all’Occidente.
Ringraziandolo per la premura, ci chiediamo in quale modo il 
bombardamento di una scuola a San’a potrebbe salvare l’Europa da un 
attentato terroristico, ma l’ineffabile ministro ha una risposta netta: intervenendo nello Yemen, i Sauditi colpiscono la potenziale crescita di gruppi quali Al Qaeda e Isis,
 che al momento sono i principali attori del terrorismo 
internazionale. E qui, mentre un lettore totalmente digiuno di 
qualsivoglia nozione di Medio Oriente potrebbe anche annuire 
compiaciuto, chiunque sappia che i due gruppi terroristici citati sono di adamantina appartenenza sunnita,
 ovvero i più acerrimi rivali degli Sciiti, dovrebbe sobbalzare sulla 
sedia, o scoppiare a ridere. Perchè la teoria di Al Jubeir fa acqua da 
tutte le parti, visto che, se fosse vera, qualcuno dovrebbe spiegargli 
che i suoi stanno bombardando dalla parte sbagliata, e 
dovrebbero rivolgersi verso le basi di Al Qaeda e Stato Islamico, che 
stanno dalla parte opposta del martoriato Yemen. A quel punto, la stessa anima buona potrebbe anche spiegargli che, evidentemente confusi, i sauditi finanziano da anni lo stesso Isis
 in Iraq e in Siria – cosa talmente risaputa presso le cancellerie 
arabe, e occidentali da non essere nemmeno più oggetto di inchiesta. A 
finanziare quegli altri, ossia Al Qaeda, ci pensa invece l’emiro del 
Qatar, probabilmente un po’ confuso anche lui. Per aggiungere malintesi a
 malintesi, il ministro saudita si lancia in un’invettiva contro
 il Presidente siriano Assad, cioè quello che più di tutti ha combattuto
 contro Isis e Al Qaeda, nella sua filiale di Jabhat Al Nusra. Che oggi ha cambiato nome, per esigenze di marketing, ma ha mantenuto tutto il resto. E chiude accusando l’Iran, l’arcinemico sciita, di ogni nefandezza possibile. Usando
 più o meno gli stessi toni e gli stessi argomenti che usano 
abitualmente Isis e Al Qaeda nei loro sproloqui contro Teheran.
Profondamente grati all’Arabia Saudita per tanto altruismo, 
inviteremmo Al Jubeir a non preoccuparsi di noialtri, e a pensare 
esclusivamente al suo Paese, che non è nemmeno in grado di pagare lo 
stipendio ai lavoratori stranieri che si spaccano la schiena per la 
grandezza del Regno di Saud e che da mesi non vengono pagati, tanto da 
costringere i loro paesi d’origine (India e Pakistan in primis) a 
mandare nel deserto arabico derrate alimentari per i connazionali, per 
evitare di farli morire di fame. E già che c’è, caro ministro, pensi ai diecimila morti che l’intervento saudita nello Yemen ha causa in pochi mesi.
 E al fatto che nonostante una disparità militare da far invidia a 
Davide e Golia, i ribelli sciiti non sono arretrati di un metro, 
entrando anzi diverse volte in territorio saudita. Probabilmente, 
pensiamo, per ricambiare la cortesia.
E non si preoccupi, signor 
ministro, perchè tanto il suo collega inglese, Boris Johnson, ha già detto che non è vero che le armi vendute a Riyad poi finiscano su obiettivi civili yemeniti
 – sappiamo tutti che solo Assad bombarda un po’ per noia, un po’ per 
diletto scuole, asili nido, ospedali e parchi giochi – e comunque gli 
altri vostri amici, quelli d’oltreoceano con cui avete litigato un po’, 
sono pronti a fare pace, proponendosi di vendervi 115 miliardi di 
dollari di armi, per rimpolpare quell’arsenale che, con i Kalashnikov e 
qualche RPG, gli Sciiti vi stanno facendo a pezzi.
martedì 13 settembre 2016
martedì 6 settembre 2016
Siria: sei attentati nelle principali città, decine di morti e feriti tra i civili
Damasco, 5 set – Una serie di attentati ha colpito simultaneamente le principali città siriane. Tartous, Homs, Hasakah e Damasco sono state colpite in mattinata da  sei attentati terroristici.
 
A  Tartous, in una delle zone più sicure sotto il controllo del governo siriano,  una delle due autobombe ha colpito l’autostrada internazionale appena fuori città. Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio ma conta già trenta civili uccisi e quarantatré feriti. Altri cinque  civili sono le vittime dell’attentato terroristico, sempre di questa mattina, nella zona nord della città di Al Hasakah,
 capitale provinciale dell’omonimo governatorato. L’attentatore, a bordo
 di una moto, si è fatto esplodere tra le vie dei quartieri nord. Poco 
fa è giunta la rivendicazione dell’Isis attraverso il canale ufficiale dei terroristi “Al Amaq”.
Ad Homs, un’autobomba ha colpito l’ingresso del quartiere Bab Tadmur, i dati provvisori confermano la morte di quattro civili e dieci feriti.
Presa di mira anche la capitale Damasco, dove è stata colpita la zona tra i quartieri di Al Sabboura e Al Bajja, il bilancio è di un morto e tre feriti.
Sullo
 sfondo di questa nuova ondata di attacchi terroristici contro la 
popolazione civile siriana, c’è da evidenziare una evoluzione tutto 
sommato positiva delle operazioni militari dell’Esercito siriano, che tra numerose difficoltà con gli oltre ottanta fronti aperti in tutta la Siria, nelle ultime ore è riuscito a riprendere numerosi punti chiave nella città di Aleppo e a respingere attacchi su grande scala nelle zone di Hama ed Homs orientale. Sempre più lontano invece un accordo tra Stati Uniti e Russia sulla questione siriana, come confermato dal recente vertice G20, con Washington apparentemente sempre più isolata.
lunedì 29 agosto 2016
L'Esercito siriano ha respinto attacco dell'Isis vicino alla base aerea di Kuweires
L'Esercito siriano ha respinto attacco dell'Isis vicino alla base aerea 
di Kuweires (est provincia di Aleppo). Numerosi veicoli dei terroristi 
distrutti.
martedì 23 agosto 2016
Al Hasakah: cessate il fuoco tra esercito siriano e milizie curde
AL HASAKAH: CESSATE IL FUOCO TRA ESERCITO SIRIANO E MILIZIE CURDE.
Durante la notte, nella base di Hmeimim (Latakia), attraverso l'intermediazione russa, è stato raggiunto un cessate il fuoco tra rappresentanti del governo siriano e leader delle milizie curde.
Tra i principali punti concordati:
- La sicurezza nella città di Al Hasakah deve essere garantita dalla polizia locale, le basi delle Brigate 121 e 123 (est di Al Hasakah) rimangono sotto il controllo dell'Esercito siriano.
- Le milizie di sicurezza curde (Asayish) si ritireranno da tutti i punti di controllo ritornando a quelli prima del 18 agosto nelle loro aree di competenza.
- Le stazioni di polizia saranno riprese dagli organi di polizia ufficiali, sotto il controllo del Ministero dell'Interno siriano, al fine di garantire non solo la protezione delle istituzioni governative (carceri, ecc.) ma anche il normale funzionamento amministrativo.
Durante la notte, nella base di Hmeimim (Latakia), attraverso l'intermediazione russa, è stato raggiunto un cessate il fuoco tra rappresentanti del governo siriano e leader delle milizie curde.
Tra i principali punti concordati:
- La sicurezza nella città di Al Hasakah deve essere garantita dalla polizia locale, le basi delle Brigate 121 e 123 (est di Al Hasakah) rimangono sotto il controllo dell'Esercito siriano.
- Le milizie di sicurezza curde (Asayish) si ritireranno da tutti i punti di controllo ritornando a quelli prima del 18 agosto nelle loro aree di competenza.
- Le stazioni di polizia saranno riprese dagli organi di polizia ufficiali, sotto il controllo del Ministero dell'Interno siriano, al fine di garantire non solo la protezione delle istituzioni governative (carceri, ecc.) ma anche il normale funzionamento amministrativo.
martedì 16 agosto 2016
Le Forze Armate cinesi forniranno assistenza e addestramento al governo siriano
La
 delegazione militare cinese in Siria, guidata dal contrammiraglio  Guan
 Youfei, direttore della cooperazione internazionale presso la 
Commissione Militare Centrale, ha incontrato domenica a Damasco,  Fahd 
Jassem al-Freij, vice-primo ministro e Ministro della difesa siriano. La
 Cina fornirà assistenza, addestramento e aiuti umanitari alla Siria, 
riporta l'agenzia Xinhua. Siria e Cina, hanno raggiunto un accordo "sul 
rafforzamento della formazione del personale e le Forze armate cinesi 
hanno offerto  aiuti umanitari in Siria", dice il rapporto Xinhua senza 
fornire ulteriori dettagli.
martedì 9 agosto 2016
Il giornale The Guardian mette in copertina il "ribelle moderato"
Il giornale The Guardian mette in copertina il "ribelle moderato"...in 
realtà il terrorista che partecipò alla decapitazione del ragazzo 
siriano di dodici anni ad Aleppo. Per The Guardian non è un errore: sono
 più di cinque anni che i media occidentali chiamano ribelli i 
terroristi.
martedì 2 agosto 2016
Parla l’italo-siriano arrestato a Londra: “In cella perché filo-Assad”
Padova, 2 ago – Nella gestione del 
problema del terrorismo e della politica mediorientale che l’Europa sta 
dimostrando negli ultimi mesi, c’è posto per storie sempre più 
grottesche. Dopo i terroristi che hanno problemi psichici e quindi vanno
 in fondo compresi, e i terroristi che vengono chiamati “ribelli 
moderati”, siamo arrivati alla parodia assoluta: un siriano di cittadinanza italiana che ha portato a Londra le sue nipoti fuggite da Aleppo, dove nelle ultime ore l’esercito siriano sta accerchiando i terroristi, è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
 e detenuto per quattro mesi in Inghilterra. Le istituzioni italiane 
sono state stranamente immobili. Le accuse sono cadute e il docente ha 
fatto ritorno a casa.
 Adnan al Moussa è un docente di diritto a Padova, siriano, già rappresentante del partito Baath in Italia,
 vive in Veneto da 40 anni. Ha ottenuto la cittadinanza del nostro 
Paese. Persona stimata da tutti per la sua professionalità, cristiano 
ortodosso, è noto per la sua attività informativa sulla situazione 
siriana in tutto il nord Italia. Negli ultimi mesi, la situazione ad 
Aleppo è diventata infernale: i terroristi, per i quali l’Occidente non 
ha mai lesinato aiuti, stanno subendo la pesante offensiva dell’esercito
 regolare siriano e la vita in città è diventata impossibile. Al Moussa 
ha così deciso di portare le sue nipoti in Inghilterra. La foga della 
fuga ha fatto confondere i passaporti, così, all’arrivo a Londra, il 
professore è stato arrestato e detenuto per quattro mesi. “Ho vissuto in
 un ambiente orribile negli ultimi mesi – ha dichiarato al Primato Nazionale – vivevo in mezzo agli uomini primitivi. Io sono cittadino italiano, l’ambasciata italiana si è mossa con lentezza, mi hanno trascurato perché sanno bene chi sono. A breve inizierò a scrivere un libro su questa vergognosa vicenda”.
Al Moussa è infatti un grande sostenitore del presidente Assad,
 come d’altro canto, tutta la comunità siriana italiana e tutti i 
siriani che vivono in patria. Nessun siriano è però stato mai chiamato 
in TV o intervistato dai media per comprendere meglio cosa stia 
succedendo. Gli amici di Al Moussa avevano anche scritto al Ministro 
Orlando, senza però ricevere risposta. Ora il professor Al Moussa 
rischia il licenziamento per essersi a lungo assentato dal posto di 
lavoro. Sorge spontanea una domanda a chiunque sia sano di mente: come è
 possibile che l’uomo che ha compiuto la strage di Nizza abbia 
partecipato a una manifestazione con gli antifascisti e girasse 
tranquillamente per la Francia, mentre un uomo con un incarico pubblico 
in Italia, che si batte da anni contro il terrorismo venga arrestato? 
Perché i media e le istituzioni sono stati silenti? Potremmo chiederlo 
ai governanti europei e alle istituzioni finanziarie che sostengono 
l’immigrazione di massa e i terroristi in Siria, per poi scoprire che 
sono più disturbati mentalmente dei terroristi.
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