Si chiama
ayatollah Majid Talkhabi ed è il membro più giovane del
consiglio degli esperti, l’organo etico giuridico che in
Iran
elegge la guida suprema della repubblica islamica. Lo incontriamo nelle
stanze dell’ufficio culturale dell’ambasciata iraniana a
Roma
in compagnia del direttore del centro il Sig. Ghali
analisti geopolitici ed economici del prossimo futuro è la fine, ancora in larghissima parte da attuare, del trentennale
embargo sull’Iran.
Akbar. Sull’Iran ci
sarebbero ore di intervista da fare sopratutto se come ora si è al
cospetto di un membro di un organo così importante e rispettato, ma di
certo la notizia principale con cui dovranno fare i conti gli
PN: Per decenni la politica occidentale a guida Usa ha tenuto l’Iran a “distanza di sicurezza”
dai partner europei ed internazionali isolando la Repubblica Islamica
sia politicamente sia con un embargo gravoso. Oggi questo panorama
sembra cambiare velocemente come è la percezione di questa apertura in
Iran e ci si può veramente aspettare una piena accettazione dell’Iran da
parte degli Usa e dei suoi alleati nel gioco internazionale?
M.T.: L’Iran non è andato verso l’isolamento, è tutt’altro che un paese isolato, e la testimonianza è il sostegno di 118 paesi “non allineati” nei nostri confronti, in più ora siamo uno dei poteri principali della regione. Devo dire che non si avverte un cambiamento forte in Iran ad oggi, sappiamo bene che l’occidente accetterà l’Iran quando l’Iran diventerà una potenza
assoluta nella regione con cui confrontarsi, se l’Iran dimostra una
debolezza in qualsiasi punto l’occidente colpirà in quel punto quindi
l’Iran si deve manifestare molto forte. L’ occidente ha capito però un
fatto, che senza la partecipazione dell’Iran risolvere alcune
problematiche nella regione sarà difficile. Ormai lo spirito della
resistenza contro l’azione violenta di alcuni paesi è entrato nel nostro
insegnamento religioso. L’Iran considera sempre la sua relazione
umanitaria con altri paese e rispetta i diritti dei popoli. L’
intervento in Siria ne è un esempio ma è anche l’esempio
della politica iraniana che sa che la presenza in Siria rientra nella
difesa dell’Iran stesso, se l’Iran non affrontasse il problema
terrorismo in Siria se lo ritroverebbe a breve nel suo territorio.
P.N.: Con l’esplodere della crisi siriana e della crisi yemenita
l’Iran si è posto – senza bisogno dell’avallo di nessuno – alla guida
di una coalizione anti terrorismo che ha dato un importante esempio al
mondo intero di come si possa creare un polo geopolitico alternativo allo schema occidentale. Lei crede che questo asse possa durare anche dopo la fine, speriamo vicina, delle crisi?
M.T.: L’Iran ha manifestato la sua grandezza
già nella guerra imposta ( guerra Iran Iraq 1980-1988 ndr) che è durata
8 anni e ora tutto il mondo sa quale è il ruolo e il potere dell’Iran
nella regione, la potenza dell’Iran più che una potenza politica è la
sua potenza nella “geografia del pensiero” nella forza
morale e nella guida spirituale noi da qualche tempo adottiamo
una politica di soft power ma sempre ispirata ai principi del corano e
dai libri sacri, questo atteggiamento non si limita ai nostri confini ma
li supera è una politica dell’esempio e le lettere della guida suprema
al mondo e ai giovani d’europa ne sono una valida testimonianza.
P.N.: Nei media occidentali si parla molto di uno scontro politico interno al paese tra moderati riformatori e i cosiddetti conservatori. Esiste questa contrapposizione? Dove porta?
M.T.: Una grande parte di riformisti e conservatori non hanno
differenza nella qualità e nei contenuti del pensiero, nel principio
delle difesa dei dettami della rivoluzione islamica e dell’esempio della
guida suprema o nella posizione contro gli oppressori.
Su questi principi cardine non ci sono differenze. La differenza si
limita nelle interpretazioni e nelle modalità in cui viene seguita ed
interpretata la legge l’obbiettivo principale e sempre difendere
gli obbiettivi della repubblica.
P.N.: Il presidente Rohani in visita a Roma ha parlato di grandi potenzialità per i rapporti commerciali e politici tra Europa ed Iran. Ad oggi in Iran si ha riscontro di imprese occidentali che hanno presentato progetti di lavoro o di investimento?
M.T.: Ci sono molte delegazione che vanno in Iran in particolar modo dall’Italia
e ci auguriamo risultati positivi e benefici sia da parte Italiana sia
dalla nostra. Speriamo che si arrivi ad un interscambio soddisfacente
per promuovere l’economia di tutti. Quello che è importante è che
l’Europa dimostri la sua indipendenza nei fatti politici e economici,
l’indipendenza dell’Europa è un fattore positivo per tutti.
P.N.: Dopo l’uccisione barbara dello Shaik Al-Nimr
, l’aggressione in Yemen e il supporto ai movimenti terroristici in
Siria molti vedono crescere una contrapposizione diretta tra l’Iran e l’Arabia Saudita cosa può dire in merito?
M.T.: L’Arabia Saudita ha molti problemi all’interno
rispetto agli altri paesi, le cose che succedono all’ esterno
dell’Arabia Saudita servono spesso a distrarre l’attenzione dai problemi
interni del regno. L’Arabia Saudita non è un paese che può concorrere
con l’Iran per diventare una potenza nella regione, l’Iran non
riconosce come suo potenziale pari un un paese che non né indipendenza
né il sostegno del popolo. La differenza che c’è tra la presa di pozione
dell’Iran nei confronti dell’azione terroristica e delle vicende che
investono la regione dimostra che l’Iran non vuole esercitare un potere
assoluto nei confronti delle altre nazioni, la nostra è una politica “nobile” che segue la sua strada senza dare attenzione alla politica di altri paesi.
P.N.: Ma come sciita sentirà il peso di una sempre più crescente minaccia
che si profila contro la vostra comunità, le politiche sioniste o di
espansione geopolitica turca e saudita si sono saldate alle attività dei
gruppi terroristici ce hanno fatto degli sciiti un nemico giurato.
Mentre per larga parte dell’opinione pubblica occidentale siete ancora
voi il “paese canaglia”.
M.T.: Si io sento che c’è questo pericolo
però devo dire che gli avvenimenti tragici che sono successi negli
ultimi due anni nella regione hanno mostrato che l’accusa nei confronti
degli sciiti che sarebbero estremisti e terroristi è venuta a calare. In
ognuno di questi avvenimenti tragici e terroristici non sono coinvolti
movimenti sciiti. L’accusa nei confronti di Hezbollah
che dicono sia un gruppo terroristico è caduta perché Hezbollah difende
il popolo siriano. L’Iran, principale paese sciita, è uno dei paesi più
sicuri al mondo e nella regione. Noi non solo non abbiamo sostenuto il
terrorismo ma siamo anche un bersaglio di tali gruppi. In questi ultimi
anni per risolvere il problema del terrorismo e dell’estremismo l’Iran è
stato un paese all’avanguardia.
P.N.: In ultima battuta, l’ultimo venerdì del Ramadan appena trascorso è stato dedicato alla giornata per Gerusalemme voluta dalla guida suprema l’Ayatollah Khomeini. Cosa si sente di dirci in proposito?
M.T.: Dico solo che la comunità internazionale non deve chiudere gli occhi difronte alla barbarie che vengono compiute in Palestina.