mercoledì 31 dicembre 2014
AUGURANDO UN VITTORIOSO 2015 A TUTTI VOI, AL POPOLO SIRIANO, AL NOSTRO ESERCITO E PRESIDENTE.
Auguriamo a tutti un #2015 portatore di nuove energie e di vittoria sulle forze del male, in modo che la giustizia e la verità possano trionfare, premiando gli uomini e le donne che hanno saputo resistere e combattere per la propria terra e per il mondo intero.
I Siriani sono orgogliosi del loro invincibile Esercito e del loro infrangibile Presidente.
Oltre 4 anni di una guerra feroce, per mano di spietati mercenari e terroristi stranieri, fortemente sostenuti, addestrati e armati da potenze straniere e provenienti da oltre 80 nazioni, non sono stati in grado di piegare i siriani.
La Siria è, e sempre sarà, terra di tolleranza, laicità, amicizia, unità.
Siamo in piedi ed in trincea con tutti i nostri amici e alleati, con tutti i Patrioti, Eroi & Martiri, fino alla Vittoria Finale!
lunedì 29 dicembre 2014
Aleppo: l'esercito siriano riprende la Impianti Industriali in HANDARAT
29 DIC 2014. Una settimana dopo aver perso il controllo degli impianti industriali situati nella parte settentrionale del distretto Handarat, il Syrian Army Arab (SAA) - sostenuto da Hezbollah - ripreso questo settore strategico, dopo il ritiro a sud, al fine di raggruppare i loro rinforzi e preparare un altro assalto al Fronte islamico (Jabhat Al-Islamiyya)
http://www.almasdarnews.com/…/aleppo-syrian-army-retakes-i…/
mercoledì 24 dicembre 2014
"L’ESERCITO SIRIANO UNICO BALUARDO TRA LA POPOLAZIONE CIVILE E IL CALIFFO DEL TERRORE".
MONS. MARIO ZENARI, Nunzio Apostolico in Siria:
"L’ESERCITO SIRIANO UNICO BALUARDO TRA LA POPOLAZIONE CIVILE E IL CALIFFO DEL TERRORE".
Natale in Siria e Medioriente: la strage degli innocenti per mano dei nuovi Erode.
«Nei prossimi giorni sentiremo il Vangelo della strage degli innocenti e veramente qua si ha sotto gli occhi questa pagina del Vangelo: ecco la strage degli innocenti e direi di tantissimi civili e soprattutto di questi bambini innocenti. Mi sembra ancora sia attuale quel lamento di cui riferisce il Vangelo di Matteo, citando il profeta Geremia: questo lamento grande di Rachele che piange i suoi figli e che non vuole essere consolata… Ecco, potremmo mettere al posto di Rachele la Siria, che piange i suoi figli, che non sono più quelli che sono morti, soprattutto i bambini, e quelli che non sono più perché quei milioni, 3-4 milioni, hanno dovuto prendere la via dei Paesi vicini… Questa strade degli innocenti è una pagina del Vangelo che la Siria sta vivendo». Sono parole che monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ha consegnato a Radio vaticana in un’intervista realizzata in questi ultimi giorni di Avvento.
Nelle parole del monsignore tutto il dolore di un popolo: «C’è una bomba che sta scoppiando e che colpisce tutta la popolazione e questa bomba è la conseguenza della guerra, è la bomba della povertà. Una povertà crescente e una povertà che si fa sentire soprattutto in questi giorni, in cui è cominciato l’inverno. Una insidia quest’anno, non solo la fame e altre privazioni, ma direi anche il freddo che sta colpendo tantissima gente. Un freddo da cui non ci si può difendere, perché manca il combustibile o se lo si riesce a trovare, lo si trova a prezzi esorbitanti che la gente non può permettersi. Tante case sono distrutte, le porte e le finestre non si chiudono e quindi tantissima gente in questi mesi, oltre alle privazioni del cibo e dei medicinali, ha anche questa bomba del freddo che colpisce tutti quanti. C’è della gente che è ancora sotto la pioggia di bombe, di mortaio o di cannonate, quelli stanno ancora peggio… Però, tutti sono sotto questa esplosione di questa bomba».
Parole piene di dolore quelle del monsignore, che fotografano una realtà lontana, così prossima a quanti hanno a cuore il destino di questo povero Paese martoriato da una guerra che non accenna a finire.
I giornali ne scrivono sempre meno: le cronache si limitano a narrare le nefandezze dell’Is, i proclami del Califfo, gli interventi di dura riprovazione dei potenti di questo mondo - in realtà alquanto episodici - contro l’orrore che tale mostro sparge a piene mani. Ma la tragedia siriana è anche altro e più terribile, come evidenziano le parole del nunzio.
Un popolo intero sta pagando un prezzo altissimo ai progetti geopolitici di nazioni interessate a mutare gli equilibri del Medio oriente attraverso un cambiamento di regime in Siria. Progetti che prevedevano l’arruolamento in massa di una legione straniera fatta di tagliagole e assassini vari inviati in Siria allo scopo. Una legione appunto, termine che riecheggia un’altra legione evangelica.
Quella legione, che oggi si fa chiamare Is - semplice cambiamento di nome - non avrebbe alcun potere se quei progetti geopolitici non fossero ancora accarezzati da tanti. Non avrebbe forza se non godesse ancora di antichi e accettati sostegni.
Si è visto come anche la coalizione internazionale messa in piedi in fretta e furia da Obama per contrastarla stenti, proceda per passi ondivaghi quanto ambigui, segno evidente di una scarsa volontà politica di fondo, di una mancanza di chiarezza sui veri scopi dell’intervento, che vorrebbe contenere l’Isis ma non sembra aver cancellato del tutto la segreta speranza di una caduta di Assad o quantomeno di un logoramento ulteriore del suo governo. Per questo non si cercano convergenze, se non tacite e limitate e solo se costretti dalla situazione, con l’esercito siriano, ad oggi l’unico baluardo tra la popolazione civile e il Califfo del terrore.
Non solo, ad aggravare la situazione le sanzioni comminate contro la Siria. Si voleva colpire Assad e i suoi, si infierisce su un intero popolo. Quell’accenno di Zenari alla mancanza di medicine, benché fievole e remoto, risuona come atto d’accusa alto e forte verso chi ne impedisce l’accesso.
Che questo Natale porti conforto ai nostri fratelli siriani. Che questo Natale porti una nuova speranza di pace. E’ il nostro augurio, la nostra preghiera.
"L’ESERCITO SIRIANO UNICO BALUARDO TRA LA POPOLAZIONE CIVILE E IL CALIFFO DEL TERRORE".
Natale in Siria e Medioriente: la strage degli innocenti per mano dei nuovi Erode.
«Nei prossimi giorni sentiremo il Vangelo della strage degli innocenti e veramente qua si ha sotto gli occhi questa pagina del Vangelo: ecco la strage degli innocenti e direi di tantissimi civili e soprattutto di questi bambini innocenti. Mi sembra ancora sia attuale quel lamento di cui riferisce il Vangelo di Matteo, citando il profeta Geremia: questo lamento grande di Rachele che piange i suoi figli e che non vuole essere consolata… Ecco, potremmo mettere al posto di Rachele la Siria, che piange i suoi figli, che non sono più quelli che sono morti, soprattutto i bambini, e quelli che non sono più perché quei milioni, 3-4 milioni, hanno dovuto prendere la via dei Paesi vicini… Questa strade degli innocenti è una pagina del Vangelo che la Siria sta vivendo». Sono parole che monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ha consegnato a Radio vaticana in un’intervista realizzata in questi ultimi giorni di Avvento.
Nelle parole del monsignore tutto il dolore di un popolo: «C’è una bomba che sta scoppiando e che colpisce tutta la popolazione e questa bomba è la conseguenza della guerra, è la bomba della povertà. Una povertà crescente e una povertà che si fa sentire soprattutto in questi giorni, in cui è cominciato l’inverno. Una insidia quest’anno, non solo la fame e altre privazioni, ma direi anche il freddo che sta colpendo tantissima gente. Un freddo da cui non ci si può difendere, perché manca il combustibile o se lo si riesce a trovare, lo si trova a prezzi esorbitanti che la gente non può permettersi. Tante case sono distrutte, le porte e le finestre non si chiudono e quindi tantissima gente in questi mesi, oltre alle privazioni del cibo e dei medicinali, ha anche questa bomba del freddo che colpisce tutti quanti. C’è della gente che è ancora sotto la pioggia di bombe, di mortaio o di cannonate, quelli stanno ancora peggio… Però, tutti sono sotto questa esplosione di questa bomba».
Parole piene di dolore quelle del monsignore, che fotografano una realtà lontana, così prossima a quanti hanno a cuore il destino di questo povero Paese martoriato da una guerra che non accenna a finire.
I giornali ne scrivono sempre meno: le cronache si limitano a narrare le nefandezze dell’Is, i proclami del Califfo, gli interventi di dura riprovazione dei potenti di questo mondo - in realtà alquanto episodici - contro l’orrore che tale mostro sparge a piene mani. Ma la tragedia siriana è anche altro e più terribile, come evidenziano le parole del nunzio.
Un popolo intero sta pagando un prezzo altissimo ai progetti geopolitici di nazioni interessate a mutare gli equilibri del Medio oriente attraverso un cambiamento di regime in Siria. Progetti che prevedevano l’arruolamento in massa di una legione straniera fatta di tagliagole e assassini vari inviati in Siria allo scopo. Una legione appunto, termine che riecheggia un’altra legione evangelica.
Quella legione, che oggi si fa chiamare Is - semplice cambiamento di nome - non avrebbe alcun potere se quei progetti geopolitici non fossero ancora accarezzati da tanti. Non avrebbe forza se non godesse ancora di antichi e accettati sostegni.
Si è visto come anche la coalizione internazionale messa in piedi in fretta e furia da Obama per contrastarla stenti, proceda per passi ondivaghi quanto ambigui, segno evidente di una scarsa volontà politica di fondo, di una mancanza di chiarezza sui veri scopi dell’intervento, che vorrebbe contenere l’Isis ma non sembra aver cancellato del tutto la segreta speranza di una caduta di Assad o quantomeno di un logoramento ulteriore del suo governo. Per questo non si cercano convergenze, se non tacite e limitate e solo se costretti dalla situazione, con l’esercito siriano, ad oggi l’unico baluardo tra la popolazione civile e il Califfo del terrore.
Non solo, ad aggravare la situazione le sanzioni comminate contro la Siria. Si voleva colpire Assad e i suoi, si infierisce su un intero popolo. Quell’accenno di Zenari alla mancanza di medicine, benché fievole e remoto, risuona come atto d’accusa alto e forte verso chi ne impedisce l’accesso.
Che questo Natale porti conforto ai nostri fratelli siriani. Che questo Natale porti una nuova speranza di pace. E’ il nostro augurio, la nostra preghiera.
lunedì 22 dicembre 2014
Drone israeliano abbattuto ieri dall'Esercito siriano
Drone israeliano abbattuto ieri dall'Esercito siriano. Il drone aveva
violato lo spazio aereo siriano ed e' stato abbattuto mentre sorvolava
il villagio di Hader, nel governatorato di Al Quneitra. (SYP)
mercoledì 17 dicembre 2014
Ultime notizie dalla Siria
Ultime notizie, Aleppo: l'Esercito Siriano, coadiuvato dalle forze di
Difesa Nazionale e da Hezbollah, ha ripreso la zona di Al-Mallah mentre
sta ultimando la liberazione dell'importante quartiere di Handarat.
venerdì 12 dicembre 2014
Missione solidale 2014 -Siria-" La consegna delle ambulanze di Sol.Id."
Il video della consegna delle ambulanze che i volontari di Sol.Id. hanno
donato alla popolazione siriana colpita da tre anni di guerra
terroristica. "Missione compiuta"
Missione solidale 2014 -Siria-" La consegna delle ambulanze di Sol.Id."
Missione solidale 2014 -Siria-" La consegna delle ambulanze di Sol.Id."
lunedì 8 dicembre 2014
Annuncio del comando generale dell'esercito e delle forze armate
Il comando generale dell'esercito e delle forze armate: In una vile e
flagrante aggressione, il nemico israeliano questo pomeriggio ha
bombardato le due aree sicure in sobborgo Damasco, Dimas e nei pressi
dell'aeroporto internazionale di Damasco, causando danni materiali in
alcune stabilimenti e strutture.
Il comando generale delle forze armate sottolinea che questa aggressione conferma il coinvolgimento diretto di #Israele nel sostenere il terrorismo in Siria insieme ad altri stati ben noti, occidentali e regionali, per sollevare il morale delle organizzazioni terroristiche in primis il Fronte Nusra, braccio di al-Qaeda in #Siria, e l'organizzazione terroristica dello stato Islamico #ISIS o Daesh, a seguito delle vittorie successive realizzate dall'esercito siriano nei confronti di queste organizzazioni.
Il comando generale delle forze armate sottolinea che questa aggressione conferma il coinvolgimento diretto di #Israele nel sostenere il terrorismo in Siria insieme ad altri stati ben noti, occidentali e regionali, per sollevare il morale delle organizzazioni terroristiche in primis il Fronte Nusra, braccio di al-Qaeda in #Siria, e l'organizzazione terroristica dello stato Islamico #ISIS o Daesh, a seguito delle vittorie successive realizzate dall'esercito siriano nei confronti di queste organizzazioni.
Il comando generale ribadisce che tali aggressioni non ci impediranno
di continuare la nostra guerra al terrorismo in tutte le sue forme, su
tutto il suolo della patria Siria.
mercoledì 3 dicembre 2014
Siria: intervista al Gran Muftì e al vice-ministro degli affari esteri
Damasco, 2 dic – Durante la missione solidale in Siria le delegazioni
di Solidarité Identités e del Fronte Europeo per la Siria hanno
incontrato due personalità importanti nella Repubblica araba: il Gran
Muftì Ahmad Badreddin Hassoun, che rappresenta la più alta carica
religiosa dei sunniti in Siria e il vice-ministro degli affari esteri e
degli emigrati Ayman Susan.
A loro rivolgiamo le nostre domande:
Primato Nazionale – Premesso che il conflitto in Siria non è una guerra di religione, pretesto dietro il quale si celano ben altri interessi. Cosa possono fare i rappresentanti religiosi per combattere il terrorismo e fermare questa guerra?
Gran Muftì di Siria, Ahmad Badreddin Hassoun – In un primo momento gli uomini religiosi insieme al popolo hanno ribadito il loro dissenso. Dopo l’inizio del conflitto si sono impegnati nell’accogliere la gente in fuga dalle zone colpite dalla guerra, senza distinzioni chiese e moschee sono diventate luoghi di accoglienza. In questo momento difficile il popolo siriano si è rafforzato, il legame tra siriani mussulmani, cristiani, laici e atei è ancora più forte.
La guerra è iniziata in Afghanistan e non tre anni fa, proprio quando è iniziata la lotta tra Usa e Urss che hanno usato il popolo afghano per i loro interessi. Questa guerra è stata iniziata per causa delle ricchezze di queste terre, come l’uranio e il petrolio, e non ha niente a che vedere con l’uomo.
Noi dal primo momento abbiamo combattuto il terrorismo rappresentato da Osama Bin Laden, un amico del governo statunitense fino all’11 settembre, e i talebani che sono un prodotto Usa.
E’ stato coinvolto in questa guerra anche il Libano, hanno tentato di dividerlo in quattro stati: maronita, sciita, sunnita e druso. Dopo il nostro intervento il Libano è rimasto un paese unito. Quando invece il conflitto si è allargato anche all’Iraq, gli Usa chiesero di partecipare alla guerra ma il nostro presidente rifiutò la loro proposta e rispose che “le guerre non liberano i popoli, ciò che libera i popoli sono la pace e la prosperità”. Dopo aver assassinato Saddam Hussein l’Iraq è divenuto una polveriera.
La Siria è contro le guerre da 30 anni a questa parte e proprio per questo l’hanno coinvolta, infatti, ciò che sta accadendo è stato scatenato dall’estero e non da divisioni all’interno del popolo siriano. Tuttora il popolo siriano è unito e vive in solo stato, non ci sono distinzioni religiose o etniche. Può darsi che questa crisi si possa prolungare più del dovuto, ma questo ci da gli anticorpi e la forza per poter combattere il terrorismo.
PN – Da uomo di pace come commenta l’assegnazione del Nobel al presidente degli Usa, Barack Obama?
GM – Il popolo americano quando ha eletto Obama presidente non ha guardato al colore della pelle e non si è fatto influenzare dal credo religioso di suo padre. Ciò che ha determinato la sua elezione sono state le sue parole di pace e la promessa di voler chiudere Guantanamo.
Mi rattrista però che Obama non abbia mantenuto le sue promesse, non si sia dimostrato degno di rappresentare il suo popolo e non abbia rispettato la volontà del popolo siriano. Se dovessero accadere delle rivolte o delle rivoluzioni nel mondo, queste dovrebbero abbattere il potere della regina d’Inghilterra perché ha colonizzato molti popoli salvo poi lasciarli in condizioni di estrema povertà.
Negli Usa il popolo dovrebbe ribellarsi allo strapotere del partito repubblicano e del partito democratico, perché i deputati e senatori di questi partiti hanno alle loro spalle le multinazionali, ad esempio del petrolio e delle armi, che non operano per il bene della loro nazione. In Europa e nel resto del mondo i governi cadono e poi si scopre che fossero corrotti, non nascondiamo il fatto che anche noi abbiamo questi problemi, non siamo un’isola felice.
Tornando ad Obama, lui non è il problema perché è semplicemente un impiegato delle multinazionali. In Siria paghiamo a caro prezzo l’intransigenza del nostro presidente Bashar Al-Assad, perché non si è piegato al volere di queste multinazionali.
Se il premio Nobel per la pace dovesse rispecchiare la realtà dei fatti, sicuramente l’avrebbero dovuto assegnare al presidente Bashar Al-Assad, perché ha rifiutato di entrare in guerra contro l’Iraq, ha fatto tornare la pace in Libano e da tre anni e mezzo combatte il terrorismo. Ben 40 paesi si sono uniti ora nella lotta al terrorismo mentre la Siria lo combatte da tempo, se questi paesi avessero collaborato con noi sin dall’inizio i gruppi terroristici sarebbero caduti in meno di cinque mesi in Siria e in tutta Europa.
PN – I ribelli hanno assassinato suo figlio poco tempo fa e lei è riuscito a perdonarli. Crede che il popolo siriano riuscirà a perdonare i signori della guerra?
GM – Il popolo siriano è un popolo pacifico. I siriani hanno imparato dal Cristo ad amare il suo nemico e l’insegnamento del Profeta, ovvero non diventerete fedeli finchè non vi amerete l’uno con l’altro.
In tre anni il presidente Bashar Al-Assad ha concesso tre amnistie per perdonare coloro che hanno tradito la propria nazione.
Visita nella “Farnesina” siriana
Primato Nazionale – Il vice-presidente del parlamento siriano ha affermato in maniera entusiastica che la Siria sta per vincere il terrorismo, vorrei sapere qual è il vostro pensiero a riguardo.
Vice-ministro degli affari esteri e degli emigrati, Ayman Susan – Questo entusiasmo rispecchia la volontà e la determinazione dei siriani nel combattere e distruggere i complotti e i gruppi armati di terroristi. Questo entusiasmo lo vedrete negli occchi di ogni siriano per una sola ragione, perché non abbiamo altra scelta se non difendere la nostra patria. La volontà di intraprendere questo cammino ci rende ottimisti e sicuri della vittoria.
Quello che sta facendo il nostro valoroso esercito, attraverso i sacrifici resi alla nazione, esprime appieno questa volontà e questa determinazione.
PN – Com’erano le relazioni tra Siria e Italia prima dello scoppio del conflitto?
VME - C’erano dei rapporti molto speciali tra Siria e Italia prima della crisi e lo testimoniava la visita in Siria del presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano nel 2010.
L’Italia era il nostro primo partner commerciale all’interno della comunità europea, numerosi erano gli scambi di visite ufficiali.
L’Unione Europea potrebbe essere un abile giocatore nella scena internazionale proprio grazie alle forze che la compongono, purtoppo la politica europea viene relegata ai margini perché si è limitata a pagare i debiti creati da altri. Gli Usa hanno le loro filiali all’interno della comunità europea e se ne servono per orientare le scelte della politica europea.
Ieri c’erano Tony Blair e Nicolas Sarkozy mentre oggi ci sono François Hollande e David Cameron, ben poco è cambiato. L’Europa merita una posizione migliore rispetto a quella attuale.
Credo che l’Europa debba stare sempre dalla parte giusta della storia, perché la posizione che ha preso nei confronti della Siria è ingiusta e in contrasto con i principi europei, ciò non rende onore all’Europa.
PN – Che ruolo hanno svolto la Turchia e la Giordania nella crisi siriana?
VME – Uno dei motivi più rilevanti che hanno portato alla crisi e al suo successivo prolungamento è stato la presa di posizione degli stati confinanti che hanno coperto le manovre dei gruppi terroristici nei loro territori. Questi stati li hanno addestrati, armati, finanziati e coperto la loro entrata in Siria. Ci sono due stati che hanno avuto un ruolo molto negativo durante il conflitto, la Turchia e la Giordania.
La Giordania gioca il suo naturale ruolo all’interno della storia, non ci sorprendiamo delle scelte prese da parte del suo governo.
Per quanto riguarda la Turchia, il suo governo e il partito Giustizia e sviluppo, che si ispira alla stessa ideologia dei gruppi terroristici salafiti, hanno buttato benzina sul fuoco. Il nuovo sultano Erdogan crede di poter riportare in auge la gloria dell’impero ottomano. Di norma quando un vicino viene colpito da una crisi si dovrebbe soccorrerlo e aiutarlo a superarla, ma non è estato così. Quindi non è esagerato affermare che sulla Turchia pesa la responsabilità di ogni singola goccia di sangue versata in Siria.
La politica distruttiva del governo turco non rappresenta un pericolo solo per la Siria ma per tutta la stabilità della regione, sicuramente la Turchia ne subirà le conseguenze.
Quando parlo di una nazione mi riferisco al governo e non al suo popolo.
Il popolo turco è un popolo amico, i nostri buoni rapporti sono storici e molti turchi sono contrari alla politica adottata dal proprio governo in Siria perché conoscono bene i pericoli che potrebbero sorgere supportando questa politica aggressiva.
Erdogan non ha mantenuto le promesse e oggi parla di zone cuscinetto. Erdogan è un gran bugiardo, il governo turco ha buoni rapporti con l’Isis. Non sono accuse campate in aria ma verità documentate, la più grande testimonianza è stata la cattura e poi la liberazione dei membri del consolato turco da parte dell’Isis. Nessun prigioniero dell’Isis finora è rimasto con la testa ben salda sul collo. La Turchia pagherà caro queste scelte perché il terrorismo le si ritorcerà contro.
La Giordania gioca lo stesso ruolo, gli aerei giordani entrano in Israele trasportando i terroristi feriti. L’opinione pubblica giordana è contro il proprio governo, perché il popolo giordano ha subito in parte le conseguenze della crisi siriana.
La Siria forniva l’acqua potabile ai giordani riducendo le proprie forniture, nonostante tutto quello che abbiamo dato al regime giordano, loro supportano i terroristi. Lascio a voi le conclusioni.
PN – Che rapporti intrattenete con il governo iracheno?
VME – Noi e l’Iraq stiamo subendo lo stesso tipo di aggressione, l’Isis e gli altri gruppi terroristici sono presenti sia in Siria che in Iraq. C’è una naturale collaborazione tra i nostri governi.
PN – L’Isis potrebbe essere un buon pretesto per un attacco all’integrità territoriale siriana da parte degli Usa?
VME – Gli Usa hanno dichiarato di non aver intenzione di voler colpire solo l’Isis, anche il loro rappresentante all’Onu ha informato il nostro in questo senso.
John Kerry stesso ha inviato un messaggio con lo stesso contenuto al nostro ministro degli esteri. Ovviamente noi non abbiamo fiducia in loro, la nostra strategia è chiara perché siamo pronti a collaborare sotto l’egida dell’Onu contro il terrorismo però la premessa dev’essere il rispetto della nostra sovranità nazionale e delle risoluzioni dell’Onu. Rispetto della sovranità nazionale significa cooperazione con il governo siriano, tutto ciò che è contrario a questo principio verrà considerato come un’aggressione
A loro rivolgiamo le nostre domande:
Primato Nazionale – Premesso che il conflitto in Siria non è una guerra di religione, pretesto dietro il quale si celano ben altri interessi. Cosa possono fare i rappresentanti religiosi per combattere il terrorismo e fermare questa guerra?
Gran Muftì di Siria, Ahmad Badreddin Hassoun – In un primo momento gli uomini religiosi insieme al popolo hanno ribadito il loro dissenso. Dopo l’inizio del conflitto si sono impegnati nell’accogliere la gente in fuga dalle zone colpite dalla guerra, senza distinzioni chiese e moschee sono diventate luoghi di accoglienza. In questo momento difficile il popolo siriano si è rafforzato, il legame tra siriani mussulmani, cristiani, laici e atei è ancora più forte.
La guerra è iniziata in Afghanistan e non tre anni fa, proprio quando è iniziata la lotta tra Usa e Urss che hanno usato il popolo afghano per i loro interessi. Questa guerra è stata iniziata per causa delle ricchezze di queste terre, come l’uranio e il petrolio, e non ha niente a che vedere con l’uomo.
Noi dal primo momento abbiamo combattuto il terrorismo rappresentato da Osama Bin Laden, un amico del governo statunitense fino all’11 settembre, e i talebani che sono un prodotto Usa.
E’ stato coinvolto in questa guerra anche il Libano, hanno tentato di dividerlo in quattro stati: maronita, sciita, sunnita e druso. Dopo il nostro intervento il Libano è rimasto un paese unito. Quando invece il conflitto si è allargato anche all’Iraq, gli Usa chiesero di partecipare alla guerra ma il nostro presidente rifiutò la loro proposta e rispose che “le guerre non liberano i popoli, ciò che libera i popoli sono la pace e la prosperità”. Dopo aver assassinato Saddam Hussein l’Iraq è divenuto una polveriera.
La Siria è contro le guerre da 30 anni a questa parte e proprio per questo l’hanno coinvolta, infatti, ciò che sta accadendo è stato scatenato dall’estero e non da divisioni all’interno del popolo siriano. Tuttora il popolo siriano è unito e vive in solo stato, non ci sono distinzioni religiose o etniche. Può darsi che questa crisi si possa prolungare più del dovuto, ma questo ci da gli anticorpi e la forza per poter combattere il terrorismo.
PN – Da uomo di pace come commenta l’assegnazione del Nobel al presidente degli Usa, Barack Obama?
GM – Il popolo americano quando ha eletto Obama presidente non ha guardato al colore della pelle e non si è fatto influenzare dal credo religioso di suo padre. Ciò che ha determinato la sua elezione sono state le sue parole di pace e la promessa di voler chiudere Guantanamo.
Mi rattrista però che Obama non abbia mantenuto le sue promesse, non si sia dimostrato degno di rappresentare il suo popolo e non abbia rispettato la volontà del popolo siriano. Se dovessero accadere delle rivolte o delle rivoluzioni nel mondo, queste dovrebbero abbattere il potere della regina d’Inghilterra perché ha colonizzato molti popoli salvo poi lasciarli in condizioni di estrema povertà.
Negli Usa il popolo dovrebbe ribellarsi allo strapotere del partito repubblicano e del partito democratico, perché i deputati e senatori di questi partiti hanno alle loro spalle le multinazionali, ad esempio del petrolio e delle armi, che non operano per il bene della loro nazione. In Europa e nel resto del mondo i governi cadono e poi si scopre che fossero corrotti, non nascondiamo il fatto che anche noi abbiamo questi problemi, non siamo un’isola felice.
Tornando ad Obama, lui non è il problema perché è semplicemente un impiegato delle multinazionali. In Siria paghiamo a caro prezzo l’intransigenza del nostro presidente Bashar Al-Assad, perché non si è piegato al volere di queste multinazionali.
Se il premio Nobel per la pace dovesse rispecchiare la realtà dei fatti, sicuramente l’avrebbero dovuto assegnare al presidente Bashar Al-Assad, perché ha rifiutato di entrare in guerra contro l’Iraq, ha fatto tornare la pace in Libano e da tre anni e mezzo combatte il terrorismo. Ben 40 paesi si sono uniti ora nella lotta al terrorismo mentre la Siria lo combatte da tempo, se questi paesi avessero collaborato con noi sin dall’inizio i gruppi terroristici sarebbero caduti in meno di cinque mesi in Siria e in tutta Europa.
PN – I ribelli hanno assassinato suo figlio poco tempo fa e lei è riuscito a perdonarli. Crede che il popolo siriano riuscirà a perdonare i signori della guerra?
GM – Il popolo siriano è un popolo pacifico. I siriani hanno imparato dal Cristo ad amare il suo nemico e l’insegnamento del Profeta, ovvero non diventerete fedeli finchè non vi amerete l’uno con l’altro.
In tre anni il presidente Bashar Al-Assad ha concesso tre amnistie per perdonare coloro che hanno tradito la propria nazione.
Visita nella “Farnesina” siriana
Primato Nazionale – Il vice-presidente del parlamento siriano ha affermato in maniera entusiastica che la Siria sta per vincere il terrorismo, vorrei sapere qual è il vostro pensiero a riguardo.
Vice-ministro degli affari esteri e degli emigrati, Ayman Susan – Questo entusiasmo rispecchia la volontà e la determinazione dei siriani nel combattere e distruggere i complotti e i gruppi armati di terroristi. Questo entusiasmo lo vedrete negli occchi di ogni siriano per una sola ragione, perché non abbiamo altra scelta se non difendere la nostra patria. La volontà di intraprendere questo cammino ci rende ottimisti e sicuri della vittoria.
Quello che sta facendo il nostro valoroso esercito, attraverso i sacrifici resi alla nazione, esprime appieno questa volontà e questa determinazione.
PN – Com’erano le relazioni tra Siria e Italia prima dello scoppio del conflitto?
VME - C’erano dei rapporti molto speciali tra Siria e Italia prima della crisi e lo testimoniava la visita in Siria del presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano nel 2010.
L’Italia era il nostro primo partner commerciale all’interno della comunità europea, numerosi erano gli scambi di visite ufficiali.
L’Unione Europea potrebbe essere un abile giocatore nella scena internazionale proprio grazie alle forze che la compongono, purtoppo la politica europea viene relegata ai margini perché si è limitata a pagare i debiti creati da altri. Gli Usa hanno le loro filiali all’interno della comunità europea e se ne servono per orientare le scelte della politica europea.
Ieri c’erano Tony Blair e Nicolas Sarkozy mentre oggi ci sono François Hollande e David Cameron, ben poco è cambiato. L’Europa merita una posizione migliore rispetto a quella attuale.
Credo che l’Europa debba stare sempre dalla parte giusta della storia, perché la posizione che ha preso nei confronti della Siria è ingiusta e in contrasto con i principi europei, ciò non rende onore all’Europa.
PN – Che ruolo hanno svolto la Turchia e la Giordania nella crisi siriana?
VME – Uno dei motivi più rilevanti che hanno portato alla crisi e al suo successivo prolungamento è stato la presa di posizione degli stati confinanti che hanno coperto le manovre dei gruppi terroristici nei loro territori. Questi stati li hanno addestrati, armati, finanziati e coperto la loro entrata in Siria. Ci sono due stati che hanno avuto un ruolo molto negativo durante il conflitto, la Turchia e la Giordania.
La Giordania gioca il suo naturale ruolo all’interno della storia, non ci sorprendiamo delle scelte prese da parte del suo governo.
Per quanto riguarda la Turchia, il suo governo e il partito Giustizia e sviluppo, che si ispira alla stessa ideologia dei gruppi terroristici salafiti, hanno buttato benzina sul fuoco. Il nuovo sultano Erdogan crede di poter riportare in auge la gloria dell’impero ottomano. Di norma quando un vicino viene colpito da una crisi si dovrebbe soccorrerlo e aiutarlo a superarla, ma non è estato così. Quindi non è esagerato affermare che sulla Turchia pesa la responsabilità di ogni singola goccia di sangue versata in Siria.
La politica distruttiva del governo turco non rappresenta un pericolo solo per la Siria ma per tutta la stabilità della regione, sicuramente la Turchia ne subirà le conseguenze.
Quando parlo di una nazione mi riferisco al governo e non al suo popolo.
Il popolo turco è un popolo amico, i nostri buoni rapporti sono storici e molti turchi sono contrari alla politica adottata dal proprio governo in Siria perché conoscono bene i pericoli che potrebbero sorgere supportando questa politica aggressiva.
Erdogan non ha mantenuto le promesse e oggi parla di zone cuscinetto. Erdogan è un gran bugiardo, il governo turco ha buoni rapporti con l’Isis. Non sono accuse campate in aria ma verità documentate, la più grande testimonianza è stata la cattura e poi la liberazione dei membri del consolato turco da parte dell’Isis. Nessun prigioniero dell’Isis finora è rimasto con la testa ben salda sul collo. La Turchia pagherà caro queste scelte perché il terrorismo le si ritorcerà contro.
La Giordania gioca lo stesso ruolo, gli aerei giordani entrano in Israele trasportando i terroristi feriti. L’opinione pubblica giordana è contro il proprio governo, perché il popolo giordano ha subito in parte le conseguenze della crisi siriana.
La Siria forniva l’acqua potabile ai giordani riducendo le proprie forniture, nonostante tutto quello che abbiamo dato al regime giordano, loro supportano i terroristi. Lascio a voi le conclusioni.
PN – Che rapporti intrattenete con il governo iracheno?
VME – Noi e l’Iraq stiamo subendo lo stesso tipo di aggressione, l’Isis e gli altri gruppi terroristici sono presenti sia in Siria che in Iraq. C’è una naturale collaborazione tra i nostri governi.
PN – L’Isis potrebbe essere un buon pretesto per un attacco all’integrità territoriale siriana da parte degli Usa?
VME – Gli Usa hanno dichiarato di non aver intenzione di voler colpire solo l’Isis, anche il loro rappresentante all’Onu ha informato il nostro in questo senso.
John Kerry stesso ha inviato un messaggio con lo stesso contenuto al nostro ministro degli esteri. Ovviamente noi non abbiamo fiducia in loro, la nostra strategia è chiara perché siamo pronti a collaborare sotto l’egida dell’Onu contro il terrorismo però la premessa dev’essere il rispetto della nostra sovranità nazionale e delle risoluzioni dell’Onu. Rispetto della sovranità nazionale significa cooperazione con il governo siriano, tutto ciò che è contrario a questo principio verrà considerato come un’aggressione
lunedì 1 dicembre 2014
AL-MOALLEM: "LE CONTINUE INTERFERENZE REGIONALI E INTERNAZIONALI IN SIRIA OSTACOLANO LA SOLUZIONE POLITICA E AUMENTANO SOLO IL TERRORISMO"
Moallem,
ha detto che la continua interferenza regionale e internazionale negli
affari siriani ostacola la soluzione politica e aumenta la violenza
terroristica contro i siriani.
Sochi, Russia, 29/11/2014 ~ Il Vice Primo Ministro, nonché Ministro degli Esteri ed Espatriati, Dr. Walid al-
In un'intervista rilasciata ieri al canale russo 'Russia Today Arabic', al-Moallem ha aggiunto che la Siria ha fiducia e aderisce alla proposta e progetto proposti dalla Russia per una soluzione politica inter-siriana, lontana da qualsiasi ingerenza straniera.
Il problema peró sta nella congiura di alcuni paesi confinanti o vicini alla Siria, in particolare i regimi della Turchia, quello Saudita, del Qatar, della Giordania ed altri ancora al di fuori della regione mediorientale.
"Sulla poca credibilitá nei confronti degli USA e dell'alleanza filo-americana nella lotta al terrorismo, e sulle sue ambigue intenzioni, abbiamo sempre sospettato, perché se queste fossero davvero sincere, per la lotta al terrorismo si sarebbe fatto ricorso ad una verifica ed eventuale autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza delle NU: autorizzazione che non avrebbe potuto escludere, dall'alleanza in una sincera lotta al terrorismo, gli stati chiave come Siria-Iran-Russia, che sono impegnati da tempo nella regione nella guerra alle bande mercenarie terroristiche di Daesh in Iraq e Siria" ha aggiunto al-Moallem.
Il ministro ha infine detto che: "Coloro che pensano che gli attacchi aerei elimineranno Daesh e al-Nusra si sbagliano, per una semplice ragione: la Turchia, alleata degli Stati Uniti e membro NATO, non rispetta l'attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che riguardano la lotta al terrorismo internazionale, considerando che varie bande terroristiche, incluso Daesh, al-Nusra, FSA e altre, preparano e addestrano interi plotoni in campi paramilitari di mercenari in Turchia (...ma anche in Giordania...nota di TG24Siria), in quanto questa é la ricetta dei loro servizi di intelligence congiunti per prolungare la crisi e lo spargimento di sangue in Siria, quindi giustificare presenza e interventi di militari stranieri ai nostri confini o addirittura all'interno del nostro territorio sovrano" ... ... ...
Sochi, Russia, 29/11/2014 ~ Il Vice Primo Ministro, nonché Ministro degli Esteri ed Espatriati, Dr. Walid al-
In un'intervista rilasciata ieri al canale russo 'Russia Today Arabic', al-Moallem ha aggiunto che la Siria ha fiducia e aderisce alla proposta e progetto proposti dalla Russia per una soluzione politica inter-siriana, lontana da qualsiasi ingerenza straniera.
Il problema peró sta nella congiura di alcuni paesi confinanti o vicini alla Siria, in particolare i regimi della Turchia, quello Saudita, del Qatar, della Giordania ed altri ancora al di fuori della regione mediorientale.
"Sulla poca credibilitá nei confronti degli USA e dell'alleanza filo-americana nella lotta al terrorismo, e sulle sue ambigue intenzioni, abbiamo sempre sospettato, perché se queste fossero davvero sincere, per la lotta al terrorismo si sarebbe fatto ricorso ad una verifica ed eventuale autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza delle NU: autorizzazione che non avrebbe potuto escludere, dall'alleanza in una sincera lotta al terrorismo, gli stati chiave come Siria-Iran-Russia, che sono impegnati da tempo nella regione nella guerra alle bande mercenarie terroristiche di Daesh in Iraq e Siria" ha aggiunto al-Moallem.
Il ministro ha infine detto che: "Coloro che pensano che gli attacchi aerei elimineranno Daesh e al-Nusra si sbagliano, per una semplice ragione: la Turchia, alleata degli Stati Uniti e membro NATO, non rispetta l'attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che riguardano la lotta al terrorismo internazionale, considerando che varie bande terroristiche, incluso Daesh, al-Nusra, FSA e altre, preparano e addestrano interi plotoni in campi paramilitari di mercenari in Turchia (...ma anche in Giordania...nota di TG24Siria), in quanto questa é la ricetta dei loro servizi di intelligence congiunti per prolungare la crisi e lo spargimento di sangue in Siria, quindi giustificare presenza e interventi di militari stranieri ai nostri confini o addirittura all'interno del nostro territorio sovrano" ... ... ...
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