giovedì 29 gennaio 2015

LIBERTA' O TERRORISMO

Mostra fotografica e dibattito sulla distruzione del patrimonio archeologico siriano.
Inaugurazione
Giovedi 5 febbraio ore 18.00 presso Basilica di S.Maria in Cosmedin, Via della Greca, 3 Roma.

domenica 25 gennaio 2015

Firma la nostra petizione

Firma la nostra petizione online o scrivi all'indirizzo email europeanfrontsyria@gmail.com per richiedere il modulo prestampato.
AL PARLAMENTO EUROPEO
ALL’ALTO RAPPRESENTANTE DELL’UNIONE EUROPEA PER GLI AFFARI ESTERI

Noi sottoscritti cittadini e cittadine degli Stati membri dell’Unione Europea richiediamo al Parlamento Europeo e all’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, la riconsiderazione del ruolo dell’Unione Europea nella questione della guerra terroristica in atto ormai da circa quattro anni in Siria. Le modalità con cui, nel corso di questi anni, la Repubblica Araba di Siria e il suo legittimo presidente sig. Bashār al-Assad sono state fatte oggetto di condanna, da parte dell'ONU e degli altri organismi politici internazionali, sono da noi considerate contrarie ad ogni principio di sovranità nazionale.
Altresì, in considerazione del fatto che il popolo siriano e il suo legittimo governo affrontano dal 2011 un attacco terroristico che ha avuto come unico scopo la destabilizzazione di uno Stato sovrano e laico, come lo è la Siria. La guerra in atto è stata coadiuvata dai finanziamenti, dalla fornitura di armi e dagli addestramenti forniti proprio dalle potenze Occidentali, oltre che dagli USA e dalle petrolmonarchie del Golfo. Sebbene i finanziamenti non hanno ufficialmente provenienza governativa bensì privata, questo non esula la responsabilità dello Stato, che in ogni caso, ha il dovere di prevenire la violazione degli obblighi internazionali. In base all’art. 2.4 della Carta delle Nazioni Unite, infatti, gli Stati hanno l’obbligo di astenersi dal minacciare od usare la forza armata nei rapporti con gli altri Stati. Anche il terrorismo, essendo uso della violenza, rientra quindi nella categoria degli attacchi armati degli Stati e se l’atto è commesso da un gruppo armato non-statale riconducibile ad uno Stato, quest’ultimo è quindi responsabile per aver violato la norma di diritto internazionale.
Il sussidio fornito alle bande criminali, di mercenari e tagliagole, a distanza di quattro anni è ormai evidente e non possono quindi essere sottaciute le implicazioni di chi, per interessi economici e strategici ha ordito l’eliminazione di una Nazione sovrana.
A nulla valgono più le mistificazioni mediatiche che, con la distorsione di fatti e con racconti assolutamente menzogneri delle azioni dell’esercito governativo, hanno voluto quindi giustificare le azioni di terroristi mercenari. Azioni che, è oramai evidente, sono sfuggite di mano, ai manovratori occulti delle pedine mediorientali, e hanno visto la degenerazione e la costituzione dell’autoproclamato Califfato. Uno Stato che in nome del fanatismo semina terrore e morte; ben distante insomma dalle credenze tolleranti e pacifiche di qualsivoglia credo religioso.
Chiediamo quindi che l’Unione Europea, che nelle sue caratteristiche si è progressivamente affermata come uno dei principali attori nel campo della promozione della democrazia, torni ad assumere quel ruolo di protagonista nell’area mediterranea, e torni ad assumere, nei confronti della Repubblica Araba di Siria, quel rapporto di collaborazione ed amicizia vigente nel periodo antecedente lo scoppio della guerra.
Infine, a fronte del clima di tensione ed allerta che sta accrescendo lo stato di insicurezza proprio in Europa, riteniamo sia ineluttabile sostenere la Siria che da quattro anni si è eretta a baluardo contro l’integralismo islamico, che proprio in questo periodo sta ricevendo la condanna e lo sdegno di tutte le potenze occidentali.

Di seguito il link da copiare e incollare per firmare la Petizione:

https://www.change.org/p/to-the-european-parliament-and-the-high-representative-of-the-european-union-for-foreign-affairs-the-european-parliament-and-the-high-representative-of-the-european-union-for-foreign-affairs

mercoledì 21 gennaio 2015

La first lady insieme ai studenti distinti nel finale delle Olimpiadi Scientifiche Siriane

ONORE A QUESTI GIOVANI, CHE MENTRE LA NAZIONE É SOTTO ATTACCO TERRORISTICO INTERNAZIONALE NON SI SONO PERSI D'ANIMO, E STUDIANO PER IL BENE, IL PROGRESSO E IL FUTURO DELLA PROPRIA PATRIA.
Con il patrocinio della signora Asmaa al-Assad, l'Agenzia Nazionale delle Olimpiadi Scientifiche Siriane ha tenuto questo lunedí una cerimonia in onore dei vincitori delle finali nazionali del 2014-2015. L'evento ha avuto luogo presso l'Istituto Al-Assad per la Cultura e le Arti in Damasco.
Di seguito l'elenco dei finalisti, con le materie da loro approfondite ed il luogo di provenienza. Da notare quanti sono quelli da zone particolarmente calde, cosa che da loro ancor piú merito:
~ Ahmad Abu Dan (Aleppo), Jullanar Shahoud (Homs), e Mark Jabbour (Lattakia) in matematica,
~ Khaled al-Kalayeb Ishabi (Homs), Ammar Kurdi (Aleppo), e Fajr Afasha (Lattakia) in fisica,
~ Tammam Hawa (Homs), Yazan Zidan (Lattakia), e Ghifran Khalil (Damasco) in chimica,
~ Salim Mansour (Damasco), Nada Asaad (Homs), e Donabelle Hamamji (Aleppo) in biologia,
~ Mohammad Dweik (Aleppo), Mahmoud Hassan (Damasco Campagna), e Mohammad Zeid al-Qabaqibi (Damasco) in scienze tecnologiche.

lunedì 19 gennaio 2015

Testo Integrale dell’Intervista Rilasciata dal Presidente Al-Assad al Giornale Ceco ‘Literární Noviny’

Il Presidente della Siria, Dr. Bashar Al-AssadIl presidente Bashar al-Assad ha dichiarato, in un’intervista rilasciata al quotidiano ceco ‘Literární Noviny’, che:
“la Siria é contro l’uccisione di persone innocenti ovunque nel mondo”,
sottolineando che
“I politici occidentali sono miopi, hanno una prospettiva ristretta, e, rispetto a ciò che è successo in Francia recentemente, si é  dimostrato ció che abbiamo sempre detto all’Occidente: che non è lecito sostenere il terrorismo e fornirgli una copertura politica, perché avrebbe prima o poi avuto un impatto negativo sui loro stessi paesi ed i loro popoli, ed era vero”.
Di seguito il testo integrale dell’intervista:
Domanda 1: Signor Presidente, vorrei cominciare dall’inizio, poco meno di un decennio fa, la Siria stava costruendo le sue relazioni con l’Occidente e attuando le riforme proposte dalla Banca Mondiale, il signor John Kerry fino al 2010 La chiamava “caro amico”. Poi, d’improvviso, dal giorno alla notte, tutto è cambiato e siete diventato un ‘dittatore’, vi descrivevano come un ‘Hitler’. Cosa ne pensa di questo, e come possiamo spiegare questo cambiamento radicale?
Presidente al-Assad: In realtà, io non sono cambiato per niente, né io né le nostre politiche ed i nostri valori o i nostri principi. Il problema con l’Occidente, che non è un problema nuovo, riguarda l’indipendenza del nostro paese: essa in realtà il problema dell’Occidente con molti altri paesi, tra cui la Siria. Durante il periodo da lei indicato circa i rapporti con l’Occidente, tra il 2008 e il 2010, c’è stato un buon rapporto di relazioni, che in realtà peró non era basato sul rispetto reciproco. Ad esempio, la Francia voleva che la Siria svolgesse un ruolo con l’Iran sulla questione nucleare, non solo partecipare a quel dossier, ma di convincere l’Iran a prendere misure contrarie ai propri interessi, allora abbiamo rifiutato.
Come anche volevano che prendessimo posizione contro i movimenti della resistenza nella nostra regione, i quali vogliono che finisca l’occupazione israeliana e l’aggressione contro i palestinesi ed i loro paesi vicini: ed anche in questo caso abbiamo rifiutato.
Volevano farci firmare un accordo di partenariato europeo, i cui articoli sono però in conflitto con i nostri interessi, che avrebbero trasformato il nostro paese in un mercato con le porte spalancate ai loro prodotti, mentre in contraccambio ci avrebbero dato una piccola quota dei loro mercati: quindi abbiamo rifiutato di sottoscriverlo, perché esso era contrario agli interessi del popolo siriano. Questi sono solo alcuni esempi del tipo di rapporto che essi (l’Occidente, ndr) volevano, così hanno preso tale decisione (quella del ‘cambiamento radicale’ dei rapporti, ndr).
Lo stesso sta accadendo ora con la Russia. Due decenni fa, la Russia era un caro amico dell’Occidente. Improvvisamente, la Russia è diventata un ‘paese ostile’, e l’Occidente ha iniziato a demonizzare il presidente Putin, utilizzando una campagna di propaganda simile a quella in atto contro la Siria. Quindi, il problema risiede nell’indipendenza di questi paesi: l’Occidente vuole degli Stati sottomessi, governati da burattini, questa è l’essenza del problema nei rapporti con l’Occidente, non si tratta di democrazia, di libertà o supporto ai popoli della regione. L’esempio lampante di tutto ciò si può osservare nei fatti accaduti in Libia e nelle uccisioni (terroristiche, ndr) in corso in Siria, con l’appoggio dell’Occidente.
“Siamo sempre stati disposti a unirci a qualsiasi paese sincero nella lotta al terrorismo, questa è stata la nostra posizione, non è mai cambiata e non cambierà mai”.
Domanda 2: Ma a quei tempi, all’inizio della cosí-detta ‘guerra americana al terrorismo’, la Siria era solita aiutare la CIA nel programma per consegnare interrogare e torturare i sospetti. Perché vi siete uniti a quel programma?
Presidente al-Assad: Vuoi dire prima della crisi?
Giornalista: Sì.
Presidente al-Assad:  Soffriamo a causa dell’estremismo da più di cinque decenni. E il terrorismo, nella sua forma piú forte, è apparso in Siria negli anni settanta del XX secolo. A quei tempi, facemmo appello per una cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo. Ma allora a nessuno importava. In Occidente, non erano a conoscenza del problema. Perciò siamo sempre pronti ad aiutare e collaborare con qualsiasi paese che volesse veramente combattere il terrorismo. Per questo motivo abbiamo aiutato gli americani, e siamo stati sempre pronti a unirci a qualsiasi paese che onestamente combattesse il terrorismo. Noi non abbiamo mai modificato la nostra posizione a questo riguardo, né prima che durante o dopo la crisi. Il problema dell’Occidente é che non ha mai capito come saper affrontare questo problema. Si sono immaginati che la lotta al terrorismo fosse come un gioco da computer, cosa che non é vera. La lotta al terrorismo dovrebbe svilupparsi attraverso la cultura, l’economia, e in molteplici altri campi.
“I politici occidentali sono miopi, hanno una prospettiva ristretta, e, rispetto a ciò che è successo in Francia recentemente, si é  dimostrato ció che abbiamo sempre detto all’Occidente”.
Domanda 3: A proposito di terrorismo, senza dubbio ha sentito dei recenti eventi in Francia. Qual è il suo commento a riguardo?
Presidente al-Assad: Quando si tratta dell’uccisione di civili, a prescindere dalla loro posizione politica, o se siamo d’accordo o meno con le idee delle persone che sono state uccise, questo è terrorismo. Siamo contro l’uccisione di persone innocenti, ovunque nel mondo accada. Questo è il nostro principio. Siamo il paese più comprensivo e sensibile al mondo a questo problema, perché noi soffriamo a causa di questo tipo di terrorismo da ben quattro anni, perdendo migliaia di persone innocenti in Siria. Pertanto, ci sentiamo estremamente vicini alle famiglie di quelle vittime. Ma, allo stesso tempo, vogliamo ricordare ai molti in Occidente con i quali abbiamo parlato di queste implicazioni, sin dall’inizio della crisi in Siria, ed a cui abbiamo sempre detto e ripetuto: “Non dovete sostenere il terrorismo e fornirgli copertura politica, perché ció avrebbe prima o poi avuto un impatto sui vostri paesi e popoli. Ma i politici europei non ci hanno ascolto, erano miopi, con una prospettiva ristretta, e quello che è successo in Francia pochi giorni fa ha dimostrato che quello che abbiamo sempre detto era vero, e, allo stesso tempo, questo evento ha reso evidente la responsabilita delle politiche europee, perché esse sono responsabili di quanto è successo, sia nella nostra regione che in Francia di recente, e forse anche di ciò che in precedenza è accaduto in altri paesi europei.
“La lotta contro il terrorismo, non ha bisogno di un esercito, ma ha bisogno di buone politiche e che ci sia uno scambio di informazioni tra i paesi veramente interessati alla lotta al terrorismo”.
Domanda 4: Secondo lei, qual’é il modo migliore per combattere il terrorismo?
Presidente al-Assad: Dobbiamo distinguere tra ‘combattere i terroristi’ (fisicamente, ndr) e ‘combattere il terrorismo’ (strategicamente, ndr). Se vogliamo parlare della situazione attuale, dobbiamo combattere i terroristi, perché stanno uccidendo persone innocenti e quindi dobbiamo difendere queste persone. Questo per ora è il modo più urgente e importante per affrontare questo problema. Ma se stiamo parlando della lotta contro il terrorismo, questa non ha bisogno di un esercito, ma ha bisogno di buone politiche, le quali richiedono che per prima cosa si combatta l’ignoranza, attraverso la cultura e l’istruzione, costruendo una buona economia per combattere la povertà, e ci dovrebbe essere uno scambio di informazioni sensibili tra i paesi interessati alla lotta al terrorismo.
Il problema non va affrontato come è stato fatto in Afghanistan, mi riferisco in particolare a ció che hanno commesso in Afghanistan nel 2001. In quel periodo, un gruppo di membri del Congresso stava visitando Damasco parlava di invadere l’Afghanistan come vendetta di quello che era successo a New York in precedenza. Dissi loro che non é cosí che si affronta questo problema, perché la lotta al terrorismo è come il trattamento del cancro. Il cancro non si taglia, non si opera rimuovendo parti di esso, ma va sradicato completamente. Quello che è successo in Afghanistan è che hanno aperto una ferita in quel cancro, ed il risultato è stato che esso si è diffuso in modo più rapido. Quindi, come ho detto, ci si dovrebbe concentrare su buone politiche, sull’economia e la cultura.

mercoledì 14 gennaio 2015

Atomica siriana: il casus belli che non c’è

Damasco, 13 gen – La citazione è d’obbligo. Una tanto strampalata affermazione non può che farci tornare alla mente uno dei più strampalati e satirici film sull’argomento atomico.
Ovviamente si parla del film di Kubrick chiamato: “Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba” . Cosa che invece non hanno imparato a fare certi media europei. Se nel mondo c’è una bomba da amare e di cui non preoccuparsi è proprio quella siriana, se non altro perché non c’è.
Non esiste l’atomica di Assad, non esiste il programma “fine del mondo” in tela damascata. Non esiste, purtroppo. Esistono le atomiche israeliane, quelle si, ottanta ordigni di ultima generazione, esistono le testate made in Usa piazzate in Turchia e forse anche quella saudita, ma per il momento la Siria le uniche bombe atomiche le vede nei silos dei lancio dei suoi nemici.
Ma in ogni caso dalle colonne dello Spiegel è stato lanciato lo scoop che scopre un intrigo da spy story degno del Bond d’oltremanica. Sembrerebbe che dopo la distruzione, da parte israeliana, della centrale di Kibar, siano rimaste intatte cinquanta tonnellate di uranio naturale, di perse inutile a qualsiasi progetto bellico, ma che se arricchito potrebbe servire per costruire da tre a cinque bombe atomiche. Questo materiale sarebbe stato nascosto nei pressi di Damasco per poi essere spostato al confine nord del Libano con l’aiuto delle milizie sciite di Hezbollah in un impianto segreto.
Di questo impianto Spiegel ci mostra anche delle foto satellitari. Una base militare con hangar e bunker. Il nome in codice del sito sarebbe ‘Zamzam’, nome di un pozzo che nella tradizione islamica si ritiene creato miracolosamente da Dio nel deserto dell’attuale Arabia Saudita per salvare la moglie di Abramo e il loro figlio Ismaele.
In tale impianto, le rivelazioni di una non meglio identificata agenzia d’intelligence occidentale, metterebbero in luce il lavoro di alcuni guardiani della rivoluzione iraniani alle dirette dipendenze dell’ayatollah Ali Khamenei in collaborazione anche con ingegneri della Corea del nord come Chou Ji Bu già costruttore del reattore nordcoreano. Insomma un progetto in cui tutti i cattivi del mondo si sono dati appuntamento e che potrebbe riaccendere gli appetiti della coalizione anti Assad a guida Usa per intervenire nel paese così come fecero per impedire a Saddam Hussein di usare le sue fantomatiche armi di distruzione di massa o, meno recentemente, con le armi segrete del Reich.

venerdì 9 gennaio 2015

Con i terroristi abbiamo sbagliato tutto. L’unica salvezza è Assad

Parigi, 8 gen – Che le scene arrivate ieri da Parigi siano agghiaccianti è fuor di dubbio. L’uccisione a sangue freddo di un agente ferito che implora pietà è una scena che si commenta da sola per crudeltà e fanatismo. Insomma, chi ha compiuto quella barbarie va combattuto, che si tratti di un commando islamista di folli disperati o di qualcosa di più serio, più organizzato e meglio protetto.
Acclarato ciò che è di per se stesso ovvio, restano però da capire due cose, molto meno ovvie e molto meno unanimemente condivise: combattere i terroristi, sì, ma in nome di cosa? E in che modo?
La risposta alla prima domanda chiama in causa tutta la retorica di queste ore. Contro il fondamentalismo, si dice, rispondiamo con i “nostri valori”. Ovvero con la libertà, la democrazia, la tolleranza, l’illuminismo. Il che sarebbe più o meno come curare la polmonite con una bella corsetta per i boschi, a torso nudo, a gennaio.
Dal nostro rapporto con le altre etnie, culture, religioni alla gestione dell’immigrazione, dalle nostre scelte di politica internazionale alla cura della nostra sicurezza, dalla nostra concezione della libertà d’espressione alle leggi sulla cittadinanza: tutti, ma davvero tutti i pilastri su cui si reggono “i nostri valori” sono messi in discussione da fatti come quelli di Parigi.
La chiamata alle armi per difendere l’Occidente dai barbari (che avvenga in chiave destrorsa e sciovinista oppure progressista e liberale) è surreale, perché non c’è nulla di più occidentale di questa mostruosità. In queste ore, peraltro, non è mancato chi ha suggerito di rispondere agli attacchi con una bella guerra. Ma a chi? Alla Francia stessa, dato che i tre attentatori erano di passaporto francese? Quindi cominciamo a dire che o si ripensa per intero il modo in cui noi percepiamo noi stessi, o la si fa finita con l’Occidente, che è una barca in fiamme alla deriva stile Norman Atlantic, o cominciamo a ridiventare portatori di un progetto globale di civiltà, oppure è tutto inutile.
La guerra al terrorismo, quella vera, la sta facendo un solo uomo e un solo popolo, nel mondo. È Bashar al Assad. È il popolo siriano. È il dittatore, il nemico pubblico numero uno, quello che per la cooperante Vanessa non è nemmeno un essere umano. Chi ciancia contro il terrorismo e avversa Assad è stupido o è in malafede. Comunque è complice oggettivo dei terroristi. Sia di quelli che sgozzano in Iraq, sia di quelli che sparano a Parigi, che pare appunto fossero appena tornati dalla Siria, dove avevano combattuto nelle file dei ribelli.
Sì, diciamolo: Assad aveva ragione, l’Occidente torto. Assad era nel giusto, l’Occidente si sbagliava. Assad è il buono, l’Occidente è quanto meno complice dei cattivi. Quindi se vogliamo salvare il salvabile, cominciamo a sostenere la Siria sovrana in modo serio, magari trovando anche il tempo di scrivere due righe di scuse da far recapitare in ambasciata. Questo è quello che c’è da fare. Ma la crociata per difendere l’Occidente no, vi prego. Quella fatevela da soli.

lunedì 5 gennaio 2015

La distruzione del patrimonio archeologico siriano


La distruzione del patrimonio archeologico siriano è uno degli obiettivi della guerra d'annientamento iniziata nel 2011 contro la Siria.
In questa opera i "ribelli moderati" sono particolarmente zelanti contrabbandando nei paesi vicini (Turchia e Giordania) le opere d'arte trafugate dai siti sotto il loro controllo. In Siria, l'Unesco contava prima della guerra 6 siti archeologici patrimonio dell'umanità. Nella foto la Moschea degli Omayyadi di Aleppo, uno dei siti più danneggiati.

venerdì 2 gennaio 2015

CENONE DI CAPODANNO: COMANDANTE CAPO PRESIDENTE BASHAR AL ASSAD E SOLDATI DI ESERCITO ARABO SIRIANO A JOBAR PERIFIERIA DI DAMASCO.

Ieri sera il Presidente Bashar Al Assad ha trascorso la notte di Capodanno con i soldati dell'Esercito siriano e i volontari delle Forze di Difesa Nazionale sul fronte di Jobar, Damasco. Il Presidente si e' rivolto ai soldati dicendo:"il 2015 possa portare Speranza a tutti ma la piu' grande speranza e' la vittoria delle nostre forze armate e di tutti coloro che combattono al nostro fianco per sconfiggere il terrorismo".
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