DAMASCO – Un comunicato del cosiddetto 'Esercito Libero siriano' sostiene che 100 cristiani siriani sarebbero stati uccisi negli ultimi giorni nel villaggio di Zagbat, vicino Hama.
Il comunicato spiega che dalla zona di Hama sono stati cacciati tantissimi "miscredenti cristiani ed alaviti", il che co...nferma il fatto che in Siria si è ormai allo stadio della pulizia "etnico-confessionale".
È degno di nota che tali pratiche sono ritenute giuste, anzi 'sacre', da gruppi di salafiti e wahhabiti che trovano il loro maggiore sostegno ideologico in Arabia Saudita, Qatar e talebani. L'Occidente, bisogna ricordarlo, reputa queste forze che vanno a comporre il cosiddetto "Esercito Libero", il rappresentante del popolo siriano.
Ed io aggiungerei, con la vergognosa complicità del Vaticano, visto che buona parte dei Cristiani uccisi NON sono Cattolici ma ....Ortodossi, Siriaci, Armeni ecc.
venerdì 28 dicembre 2012
giovedì 27 dicembre 2012
I primi risultati nella Siria “liberata”
Nelle regioni controllate dai ribelli siriani, sono stati immediatamente istituiti dei “comitati di controllo religioso per la corretta e severa applicazione della legge Islamica”. Una fotocopia di quei stessi comitati che in Arabia Saudita, vegliano sulla morale e sui costumi, oltre che alla rigida applicazione della “Sharia”, la Legge Islamica (Trattasi spesso di leggi ed imposizioni basate su tradizioni e cappricci di religiosi locali o il volere di un principe), e tra cui compito è quello di obbligare chiunque si trovi nelle strade nelle ore delle preghiere a recarsi alla moschea, e sopratutto vigilare che le donne portino il copricapo (Hijab). In Arabo si chiama “Al Amr bil Maàrouf wal Nahi an mounkar”), e tradurre questa s….a non porterebbe a nessuna maggiore spiegazione dell’utilità di questo spregevole ente della repressione!
Nella città di cheikh Massoud, nella regione di Aleppo, zona “liberata” dalle m…e islamiste salafite dell-ESL, vive una donna ritenuta una “criminale”. L’hanno arrestata, torturata (e forse anche violentata), e legata ad una colonna nella pubblica piazza. Ai suoi piedi hanno messo la sua carta d’identità, per far conoscere a tutti il suo nome e nome di suo padre, e hanno scritto “Chiunque non sputi su questa donna, è senza onore!”.
Nessuno sà veramente qual’estato il suo crimine: si parla di mancato obbligo di portare il “Hijab”, ad una accusa tutta da verificare, che vendesse droga ai combattenti. Degno di nota che la donna è di origine Curda, acerrimi nemici dei terroristi del ESL.
Signori, Benvenuti nella Nuova Siria libera e civile, liberata dalla tirannia degli Assad, e sotto la democratica libertà di O’Bama, Hollande, e tutti gli altri che vogliono il bene e la salvaguardia del popolo Siriano. Penso di interpretare il pensiero di molti Siriani nel dire loro: Mavaffanculo voi e la vostra libertà!
Signori, molti Siriani, non ritengono più di dare spiegazioni sul perché combattono contro questi mostri venuti dagli inferi e che gridano Allah wa Akbar. La sopravivenza dei Siriani e della Siria, dipende dall’eliminarli, con qualunque mezzo. Viva la Siria! M_S
E la foto qui sotto, è il progresso e la libertà per le donne sotto i combattenti della libertà Occidentale. Guardate bene e riflettete cosa stanno preparando per la Siria.
Nella città di cheikh Massoud, nella regione di Aleppo, zona “liberata” dalle m…e islamiste salafite dell-ESL, vive una donna ritenuta una “criminale”. L’hanno arrestata, torturata (e forse anche violentata), e legata ad una colonna nella pubblica piazza. Ai suoi piedi hanno messo la sua carta d’identità, per far conoscere a tutti il suo nome e nome di suo padre, e hanno scritto “Chiunque non sputi su questa donna, è senza onore!”.
Nessuno sà veramente qual’estato il suo crimine: si parla di mancato obbligo di portare il “Hijab”, ad una accusa tutta da verificare, che vendesse droga ai combattenti. Degno di nota che la donna è di origine Curda, acerrimi nemici dei terroristi del ESL.
Signori, Benvenuti nella Nuova Siria libera e civile, liberata dalla tirannia degli Assad, e sotto la democratica libertà di O’Bama, Hollande, e tutti gli altri che vogliono il bene e la salvaguardia del popolo Siriano. Penso di interpretare il pensiero di molti Siriani nel dire loro: Mavaffanculo voi e la vostra libertà!
Signori, molti Siriani, non ritengono più di dare spiegazioni sul perché combattono contro questi mostri venuti dagli inferi e che gridano Allah wa Akbar. La sopravivenza dei Siriani e della Siria, dipende dall’eliminarli, con qualunque mezzo. Viva la Siria! M_S
E la foto qui sotto, è il progresso e la libertà per le donne sotto i combattenti della libertà Occidentale. Guardate bene e riflettete cosa stanno preparando per la Siria.
lunedì 24 dicembre 2012
COMUNICATO GOVERNO
DAMASCO, SANA: Il presidente Bashar al-Assad, Domenica, ha promulgato la legge No. 35, specificando il bilancio generale dello stato per l'anno fiscale 2013 con 1.383 miliardi di lire.
Il Presidente al-Assad ha emanato anche il decreto n° 481, che prevede l'apertura della facoltà di Architettura all'interno dell’università di al-Baath, nella città di Salamiyeh nei sobborghi di Hama.
Il Presidente al-Assad ha emanato anche il decreto n° 481, che prevede l'apertura della facoltà di Architettura all'interno dell’università di al-Baath, nella città di Salamiyeh nei sobborghi di Hama.
giovedì 20 dicembre 2012
Un gruppo di navi militari russe si avvicina a coste Siria
MOSCA-La vicenda del rapimento dei cittadini russi da parte di un gruppo ribelle siriano ha avuto un sequel militare. Si sta avvicinando verso le coste orientali del Mar Mediterraneo un gruppo di navi della flotta del Baltico.
Secondo le versioni ufficiali, svolgeranno delle esercitazioni pianificate. Tuttavia non sono state smentite le voci secondo cui siano giunte per evacuare i cittadini russi rimasti in Siria. Al momento sono nelle mani dei sequestratori due russi e un italiano. Sconosciuti si sono messi in contatto via telefono con gli amministratori dell'impresa siderurgica, chiedendo un riscatto per la loro liberazione. Al momento i diplomatici sono alla ricerca dei sequestrati utilizzando tutti i canali disponibili.
mercoledì 19 dicembre 2012
COMBATTONO IN UN PAESE CHE NON E LORO!!
Il quotidiano Tunisino “Al Jarida” edito sul web, ha accertato l’esistenza di una organizazzione che aiuta e favorisce l’uscita dei giovani Tunisini dal paese per andare a combattere in Siria nel quadro di una presunta guerra santa (Jihad) contro la Siria, nel silenzio piu’ totale delle autorita Tunisine.
La famiglia del giovane “Oumaya” di 25 anni, al suo... terzo anno universitario, ha denunciato il fenomeno al quotidiano, dicendo che due giorni dopo la sparizione del ragazzo, sono stati contattati da un uomo Tunisino che li ha "rassicurati" sulla sorte del figlio, e confermando che il ragazzo si trovava in Turchia legalmente, dal 14 Dicembre scorso.
Fatto che avvalora la tesi che dietro a queste sparizioni e trasferimenti opera una rete ben organizzata che lavora a reclutare giovani da mandare a combattere in Siria, con l’avallo e il silenzio vergognoso delle autorita’ Tunisine.
E degno di nota che le Nazioni Unite, in un loro rapporto, avevano ufficialmente dichiarato che il 40% dei terroristi che si trovano in Siria sono di nazionalita’ Tunisina. Fatto che incrementa il timore dei familiari dei giovani che vengono addescati dal pensiero Wahabita takfirista fanaticizzato, al fine di spedirli a combattere in Siria.
E non crediate che la cosa non potrebbe succedere in Italia: lo fanno gia' in Francia e Inghilterra!! Meditate!
La famiglia del giovane “Oumaya” di 25 anni, al suo... terzo anno universitario, ha denunciato il fenomeno al quotidiano, dicendo che due giorni dopo la sparizione del ragazzo, sono stati contattati da un uomo Tunisino che li ha "rassicurati" sulla sorte del figlio, e confermando che il ragazzo si trovava in Turchia legalmente, dal 14 Dicembre scorso.
Fatto che avvalora la tesi che dietro a queste sparizioni e trasferimenti opera una rete ben organizzata che lavora a reclutare giovani da mandare a combattere in Siria, con l’avallo e il silenzio vergognoso delle autorita’ Tunisine.
E degno di nota che le Nazioni Unite, in un loro rapporto, avevano ufficialmente dichiarato che il 40% dei terroristi che si trovano in Siria sono di nazionalita’ Tunisina. Fatto che incrementa il timore dei familiari dei giovani che vengono addescati dal pensiero Wahabita takfirista fanaticizzato, al fine di spedirli a combattere in Siria.
E non crediate che la cosa non potrebbe succedere in Italia: lo fanno gia' in Francia e Inghilterra!! Meditate!
lunedì 17 dicembre 2012
LA SIRIA STA FACENDO UN REGALO AL MONDO INTERO
Confermata da fonti ufficiali arabo-siriane l’uccisione dell’Emiro di Al-Qaeda in Siria, leader del “Fronte Al-Nusra”.
Il terrorista Iyad Toubasi, soprannominato Abu Mohammed Joulani, cognato di Abu Musab al-Zarqawi, era stato nominato da Osama bin Laden quale comandante (emiro) di al-Qaeda in Iraq.
...
Successivamente venne ricollocato, dai vertici della maggiore centrale operativa mondiale del terrorismo (la AlQaeda/CIA/Mossad), quale agente responsabile di riferimento, di Al-Qaeda, per azioni terroristiche in Siria.
L’Esercito Arabo Siriano (SAA: Syrian Arab Army) per questo Natale ha fatto un regalo al mondo intero: ha cancellato questo terrorista criminale dalla faccia della terra.
Onore ai ragazzi del SSA.
Il terrorista Iyad Toubasi, soprannominato Abu Mohammed Joulani, cognato di Abu Musab al-Zarqawi, era stato nominato da Osama bin Laden quale comandante (emiro) di al-Qaeda in Iraq.
...
Successivamente venne ricollocato, dai vertici della maggiore centrale operativa mondiale del terrorismo (la AlQaeda/CIA/Mossad), quale agente responsabile di riferimento, di Al-Qaeda, per azioni terroristiche in Siria.
L’Esercito Arabo Siriano (SAA: Syrian Arab Army) per questo Natale ha fatto un regalo al mondo intero: ha cancellato questo terrorista criminale dalla faccia della terra.
Onore ai ragazzi del SSA.
sabato 15 dicembre 2012
AVVISO IMPORTANTE
Il convegno presso l' Auletta dei Gruppi Parlamentari (colloqui Italia-Vicino Oriente) prenotato per mercoledì 19 dicembre, è stato rinviato dopo attenta valutazione sulla palese conflittualità tra la data proposta e l attuale disordinata situazione politico-istituzionale (crisi di governo, fine legislatura, comizi pre-elettorali) in Italia. Al più presto vi comunicheremo la nuova data di questo evento che riteniamo fondamentale per assicurare all'Italia una linea di amicizia con il Levante arabo e iraniano.
giovedì 13 dicembre 2012
Siria: autobomba a Damasco, 16 morti tra cui 7 bambini, 'alleati Occidente colpiscono ancora'
DAMASCO – Gli alleati dell'Occidente in Siria, coloro che i paesi occidentali riconoscono addirittura come i legittimi rappresentanti di questa nazione, hanno colpito anche oggi la periferia di Damasco con una autobomba che ha causato 16 morti tra cui 7 bambini. Secondo Press TV l'attentato si è verificato a Qatana, quartiere a sud-ovest della capitale siriana. L'attacco dei coraggiosi alleati dell'Occidente è avvenuto vicino ad una scuola elementare. Pure ieri una violenta esplosione a Damasco aveva ucciso 12 persone. Stati Uniti, Gb, Francia, Italia, Turchia e paesi arabi del Golfo Persico ritengono gli autori di queste azioni terroristiche, affiliati ad al Qaeda e di provenienza wahhabita, i legittimi rappresentanti del popolo siriano.
martedì 11 dicembre 2012
“INIZIATIVA MEDITERRANEA”
Al convegno-dibattito: Mediterraneo "un lago in fiamme” ?organizzato il 19 Dicembre, dalle ore 17 alle ore 20, presso l'auletta dei Gruppi parlamentari, Via di Campo Marzio, 78 - Roma, è obbligatorio accreditarsi per posta elettronica all'indirizzo mail comitatoitaliasiria@gmail. com oppure tramite messaggio privato sulla pagina Facebook del Comitato. Ad agenda completata comunicheremo l'ordine dei lavori e gli interventi.
lunedì 10 dicembre 2012
Ministero degli Esteri e gli Espatriati: la Siria non utilizzerà mai armi chimiche, ammesso che le possegga, in nessuna circostanza.
“CHI DIFENDE IL PROPRIO POPOLO, ED È BALUARDO DELLA RESISTENZA E PUNTO DI RIFERIMENTO PER I POPOLI ARABI, NON USERÀ MAI ARMI CHIMICHE CONTRO DI ESSI”.
Ministero degli Esteri e gli Espatriati: la Siria non utilizzerà mai armi chimiche, ammesso che le possegga, in nessuna circostanza.
Siria: Chi difende il proprio popolo non utilizzerà armi chimiche contro di esso. Sabato, 8/12/2012 – La Siria ha affermato per l’ennesima volta che non userà alcuna arma chimica, in qualsiasi circostanza, ammesso che la possieda, poiché sta difendendo il suo popolo contro il terrorismo sostenuto da paesi ben noti, in particolare gli Stati Uniti d’America.
Il Ministero degli Affari Esteri e degli Espatriati, in due lettere identiche indirizzati al presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e al Segretario generale delle Nazioni Unite, ha affermato che:
“L’amministrazione Usa negli ultimi mesi ha sempre lavorato per lanciare una campagna di accuse sulla possibilità che la Siria possa usare armi chimiche durante la crisi attuale. Ma noi abbiamo affermato ripetutamente, sia apertamente sia tramite i canali diplomatici, che la Siria non utilizzerà alcuna arma chimica, ammesso che esista, ed in nessun caso, perché sta difendendo il proprio popolo dal terrorismo sostenuto da paesi ben noti, soprattutto gli Stati Uniti d’America”, ha detto il ministero.
Il ministero ha detto che: “Quello che ci preoccupa, riguardo a questa notizia diffusa dai media, è la paura che alcuni paesi che appoggiano il terrorismo ed i terroristi in Siria potrebbero realmente rifornirli con delle armi chimiche per poi accusare il governo siriano di aver usato questo tipo di armi”.
Le due lettere hanno fatto riferimento, in tale contesto, alle informazioni rivelate dal quotidiano turco Yurt: “I membri di al-Qaeda stanno preparando armi chimiche in un laboratorio vicino alla città turca di Gaziantep ed hanno minacciato di usarle contro i civili siriani. In un filmato pubblicato su internet, i terroristi producono gas tossico con materiali chimici che al-Qaeda ha ricevuto da una società turca, già testati su esseri viventi”.
“Quei paesi che lanciano questa campagna contro la Siria farebbero meglio a seguire tali atti (vedi video http://www.youtube.com/watch?v=VBSMgHvW8Ac) e trattenere sia i terroristi che coloro i quali li hanno aiutati ad entrare in possesso di tali materiali chimici”, ha aggiunto il Ministero degli Esteri ed Espatriati.
È stato fatto sottolineato che il governo siriano, per via della sua attenzione alla vita del popolo, aveva chiesto alla Missione delle Nazioni Unite di visitare, supervisione, controllare e calcolare le scorte di un impianto privato del settore per la trasformazione del cloro, che si trova nella parte Est della città di Aleppo, dopo le informazioni ricevute che gruppi terroristici avessero intenzione di entrarne in possesso.
La Missione di Supervisione, tuttavia, non poteva farlo, perché i terroristi aprirono il fuoco sui suoi membri i quali stavano cercando di visitare lo stabilimento, ha aggiunto il Ministero.
“I gruppi terroristici erano recentemente entrati in possesso dell’impianto, il quale contiene tonnellate di cloro velenoso, in seguito all’ultima campagna USA e occidentale, con tutti i rischi che implica questo problema”, ha detto il Ministero. Il Ministero ha anche espresso l’avvertimento da parte della Siria che i gruppi terroristici possano ricorrere all’uso di armi chimiche contro il popolo siriano, ed ha al contempo denunciato l’inazione della comunità internazionale nell’affrontare tali sviluppi, dopo che i gruppi terroristici avevano recentemente saccheggiato l’impianto per il trattamento del cloro, situato nella parte Est della città di Aleppo.
“La Siria, inoltre, denuncia il fatto che non vengano portati in giudizio i sostenitori dei gruppi terroristici, in base alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” è aggiunto nelle lettere.
Le lettere hanno denunciato come la campagna ostile contro la Siria sia caratterizzata dall’assenza della dimensione morale, dicendo che “i paesi che hanno utilizzato queste o altre armi simili, come gli Stati Uniti, non sono degni di lanciare una campagna in tal senso, in particolare che [gli Stati Uniti] hanno utilizzato il pretesto che l’Iraq fosse in possesso di Armi di Distruzione di Massa (WMD) per giustificare l’invasione e l’occupazione di questo paese arabo nel 2003.
Il Ministero degli Esteri e Espatriati ha evidenziato che la Siria ha decine di volte messo in chiaro che non userà armi chimiche, ammesso che esistano, contro il proprio popolo, in nessuna circostanza, ed ha sottolineato il suo impegno per i propri obblighi giuridici in base agli accordi e protocolli firmati.
“Inoltre, il Ministero ha aggiunto che “la Siria ha presentata, alla fine del 2003, un Progetto di Risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un Medio Oriente quale zona libera ed esente da armi nucleari, biologiche e chimiche (NBC)”.
Tuttavia, ha detto il Ministero siriano, gli USA ed i paesi che li appoggiano hanno ostacolato questo Progetto di Risoluzione e hanno impedito al Consiglio di Sicurezza di adottarlo.
La Siria non è stata sorpresa dalla mossa degli Stati Uniti, un paio di giorni fa, di sventare gli sforzi delle Nazioni Unite per poter indire una conferenza finalizzata a stabilire una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente, la quale si sarebbe dovuta tenere entro la fine del 2012.
“Tutto questo ostruzionismo (a poter indire una conferenza finalizzata a stabilire una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente) è stato fatto in difesa di Israele, l’unico protagonista nella regione a non aver firmato gli accordi contro le Armi di Distruzione di Massa (WMD)”, ha aggiunto il Ministero.
Il ministero ha concluso le sue lettere dicendo che “tale campagna non funziona con la Siria, la quale ha sempre rispettato la sua indipendenza e sovranità”, sottolineando che queste campagne mediatiche non possono trarre in inganno il popolo siriano e l’opinione pubblica internazionale, la quale ha iniziato a realizzare la realtà delle cospirazioni nate contro la Siria e le vere ragioni che si nascondono dietro il continuo spargimento di sangue siriano, cosa della quale i gruppi terroristici, e coloro che li sostengono, sono responsabili di fronte alla storia e alle nazioni.
Ministero degli Esteri e gli Espatriati: la Siria non utilizzerà mai armi chimiche, ammesso che le possegga, in nessuna circostanza.
Siria: Chi difende il proprio popolo non utilizzerà armi chimiche contro di esso. Sabato, 8/12/2012 – La Siria ha affermato per l’ennesima volta che non userà alcuna arma chimica, in qualsiasi circostanza, ammesso che la possieda, poiché sta difendendo il suo popolo contro il terrorismo sostenuto da paesi ben noti, in particolare gli Stati Uniti d’America.
Il Ministero degli Affari Esteri e degli Espatriati, in due lettere identiche indirizzati al presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e al Segretario generale delle Nazioni Unite, ha affermato che:
“L’amministrazione Usa negli ultimi mesi ha sempre lavorato per lanciare una campagna di accuse sulla possibilità che la Siria possa usare armi chimiche durante la crisi attuale. Ma noi abbiamo affermato ripetutamente, sia apertamente sia tramite i canali diplomatici, che la Siria non utilizzerà alcuna arma chimica, ammesso che esista, ed in nessun caso, perché sta difendendo il proprio popolo dal terrorismo sostenuto da paesi ben noti, soprattutto gli Stati Uniti d’America”, ha detto il ministero.
Il ministero ha detto che: “Quello che ci preoccupa, riguardo a questa notizia diffusa dai media, è la paura che alcuni paesi che appoggiano il terrorismo ed i terroristi in Siria potrebbero realmente rifornirli con delle armi chimiche per poi accusare il governo siriano di aver usato questo tipo di armi”.
Le due lettere hanno fatto riferimento, in tale contesto, alle informazioni rivelate dal quotidiano turco Yurt: “I membri di al-Qaeda stanno preparando armi chimiche in un laboratorio vicino alla città turca di Gaziantep ed hanno minacciato di usarle contro i civili siriani. In un filmato pubblicato su internet, i terroristi producono gas tossico con materiali chimici che al-Qaeda ha ricevuto da una società turca, già testati su esseri viventi”.
“Quei paesi che lanciano questa campagna contro la Siria farebbero meglio a seguire tali atti (vedi video http://www.youtube.com/watch?v=VBSMgHvW8Ac) e trattenere sia i terroristi che coloro i quali li hanno aiutati ad entrare in possesso di tali materiali chimici”, ha aggiunto il Ministero degli Esteri ed Espatriati.
È stato fatto sottolineato che il governo siriano, per via della sua attenzione alla vita del popolo, aveva chiesto alla Missione delle Nazioni Unite di visitare, supervisione, controllare e calcolare le scorte di un impianto privato del settore per la trasformazione del cloro, che si trova nella parte Est della città di Aleppo, dopo le informazioni ricevute che gruppi terroristici avessero intenzione di entrarne in possesso.
La Missione di Supervisione, tuttavia, non poteva farlo, perché i terroristi aprirono il fuoco sui suoi membri i quali stavano cercando di visitare lo stabilimento, ha aggiunto il Ministero.
“I gruppi terroristici erano recentemente entrati in possesso dell’impianto, il quale contiene tonnellate di cloro velenoso, in seguito all’ultima campagna USA e occidentale, con tutti i rischi che implica questo problema”, ha detto il Ministero. Il Ministero ha anche espresso l’avvertimento da parte della Siria che i gruppi terroristici possano ricorrere all’uso di armi chimiche contro il popolo siriano, ed ha al contempo denunciato l’inazione della comunità internazionale nell’affrontare tali sviluppi, dopo che i gruppi terroristici avevano recentemente saccheggiato l’impianto per il trattamento del cloro, situato nella parte Est della città di Aleppo.
“La Siria, inoltre, denuncia il fatto che non vengano portati in giudizio i sostenitori dei gruppi terroristici, in base alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” è aggiunto nelle lettere.
Le lettere hanno denunciato come la campagna ostile contro la Siria sia caratterizzata dall’assenza della dimensione morale, dicendo che “i paesi che hanno utilizzato queste o altre armi simili, come gli Stati Uniti, non sono degni di lanciare una campagna in tal senso, in particolare che [gli Stati Uniti] hanno utilizzato il pretesto che l’Iraq fosse in possesso di Armi di Distruzione di Massa (WMD) per giustificare l’invasione e l’occupazione di questo paese arabo nel 2003.
Il Ministero degli Esteri e Espatriati ha evidenziato che la Siria ha decine di volte messo in chiaro che non userà armi chimiche, ammesso che esistano, contro il proprio popolo, in nessuna circostanza, ed ha sottolineato il suo impegno per i propri obblighi giuridici in base agli accordi e protocolli firmati.
“Inoltre, il Ministero ha aggiunto che “la Siria ha presentata, alla fine del 2003, un Progetto di Risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un Medio Oriente quale zona libera ed esente da armi nucleari, biologiche e chimiche (NBC)”.
Tuttavia, ha detto il Ministero siriano, gli USA ed i paesi che li appoggiano hanno ostacolato questo Progetto di Risoluzione e hanno impedito al Consiglio di Sicurezza di adottarlo.
La Siria non è stata sorpresa dalla mossa degli Stati Uniti, un paio di giorni fa, di sventare gli sforzi delle Nazioni Unite per poter indire una conferenza finalizzata a stabilire una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente, la quale si sarebbe dovuta tenere entro la fine del 2012.
“Tutto questo ostruzionismo (a poter indire una conferenza finalizzata a stabilire una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente) è stato fatto in difesa di Israele, l’unico protagonista nella regione a non aver firmato gli accordi contro le Armi di Distruzione di Massa (WMD)”, ha aggiunto il Ministero.
Il ministero ha concluso le sue lettere dicendo che “tale campagna non funziona con la Siria, la quale ha sempre rispettato la sua indipendenza e sovranità”, sottolineando che queste campagne mediatiche non possono trarre in inganno il popolo siriano e l’opinione pubblica internazionale, la quale ha iniziato a realizzare la realtà delle cospirazioni nate contro la Siria e le vere ragioni che si nascondono dietro il continuo spargimento di sangue siriano, cosa della quale i gruppi terroristici, e coloro che li sostengono, sono responsabili di fronte alla storia e alle nazioni.
sabato 8 dicembre 2012
Dietro l’angolo? Il rischio di una guerra nucleare
Ieri la portaerei americana USS Eisenhower, con a bordo 8 mila militari ed 8
squadroni di cacciabombardieri è giunta dinanzi alle coste siriane.
Russia Oggi, nel riportare la notizia, dichiara probabile che si tratti del preludio di una azione militare ai danni del governo siriano.
Anche secondo il Times, ormai, l’amministrazione Obama intende lanciare l’attacco contro il governo di Damasco. Con la scusa di impedire alla Siria l’uso di armi chimiche contro le bande di terroristi (addestrati e pagati dall’Occidente e dai regimi infeudati arabi).
Secondo il sito israeliano Debka, la portaerei ha raggiunto lo USS Iwo Jima Amphibious Ready Group, che include 2500 marines. Per l’agenzia, per un attacco alla Siria gli Stati Uniti possono dunque già contare su 10 mila uomini, 17 navi da guerra, 70 cacciabombardieri, 10 incrociatori muniti di missili cruise e di sistemi antimissili Aegis.
Il quotidiano israeliano Maariv, informa, dal suo canto, che un “piano congiunto Usa-Gran Bretagna è già pronto” e che all’offensiva prenderanno parte anche truppe “alleate” (sic) di Giordania, Turchia e Israele, con il compito di occupare i depositi di armi e di sostenere una zona di interdizione al volo (la tristemente famosa no fly zone) sulla Siria per impedire i raid aerei di Damasco.
Come “ruota di scorta”, naturalmente, anche la Francia di Hollande che, come scrive il settimanale Le Point, “da tempo prepara segretamente” l’aggressione militare alla Siria.
Il quotidiano del popolo cinese – la Cina, come la Russia, ha più volte posto il veto all’Onu su qualsiasi soluzione non diplomatica del conflitto interno alla Siria – sottolinea da parte sua come “il dispiegamento di missili Patriot in Turchia” sembri parte di un piano di aggressione che “non contribuisce certo alla ricerca della pace nella regione” del Vicino Oriente.
Riassumiamo.
E’ stata immediatamente evidente, sin dall’inizio della destabilizzazione, l’“infiltrazione esterna” di terroristi anti-governo in Siria (si noti, come abbiamo più volte rappresentato su queste pagine, sia l’interesse geo-economico occidentale allo sfruttamento del più vasto giacimento di gas del Mediterraneo, tra Cipro, Siria, Libano e Palestina, e sia come il neo “presidente” del Cns, la cosiddetta “Coalizione nazionale siriana”, l’opposizione al governo di Damasco rastrellata dall’Occidente e dai suoi alleati locali, Moaz al-Khatib sia al contempo uno sceicco vicino ai “Fratelli Musulmani” nonché uomo d’affari e consulente della multinazionale dell’energia Shell).
Come è stata palese, da parte atlantica, la progressiva costruzione di un isolamento della Siria con il ritiro di tutte le delegazioni diplomatiche da Damasco, il riconoscimento di “rappresentanti” fantoccio dei “ribelli” (anche se tra questi prosperano bande salafite, integraliste sunnite, già presenti in Libia e comunque provenienti da altri Paesi arabi), le pressioni su Russia e Cina per “autorizzare” un nuovo devastante conflitto contro uno Stato membro dell’Onu, il continuo immaginifico riferirsi - come nel caso dell’Iraq invaso e occupato dagli angloamericani – all’esistenza di armi di distruzione di massa. Nel caso siriano, appunto, quelle armi chimiche che lo stesso presidente Bashar Assad ha escluso verranno mai impiegate in repressioni interne.
In breve: la costituzione del “pretesto” utile per permettere agli atlantici di sventolarlo e propagandarlo a onde di media embedded per giustificare una guerra di aggressione e di conquista in partecipazione con infidi e feudali “alleati” della regione.
Si ha la sensazione che a elezioni Usa consumate tutto sia stato predisposto a questo fine e che tale vergognosa aggressione sia stata oramai decisa. O quantomeno “messa in conto”.
Fatto sta che una tale aggressione alla Siria non è, né potrà, essere priva di catastrofiche conseguenze.
Negli equilibri internazionali, perché la conferma del “no” russo a tale invasione è stata reiterata. La Russia, tra l’altro, è da tempo operativa, in forza di una risoluzione Onu negoziata quest’estate a Ginevra, per inviare eventualmente in Siria una “forza di interposizione neutrale” composta da truppe del patto militare eurasiatico. E Mosca non può nemmeno prescindere dall’osservanza del patto di mutua difesa contratto con Damasco, patto che consente alla flotta russa la concessione dell’unica base navale della Federazione nel Mediterraneo: nel porto siriano di Tartous. Senza trascurare il “veto” cinese: si ricordi che la Cina è parte del gruppo di Shangai e che di questo patto è parte integrante, nel ruolo di “osservatore” anche la Repubblica islamica dell’Iran, il maggiore alleato della Siria nel Vicino Oriente.
Una deflagrazione nel Levante del Mediterraneo, si badi bene, coinvolgerebbe anche l’Italia, la “portaerei-colonia” degli Usa con le sue 113 basi militari disseminate nel suo territorio nazionale.
Dovremmo forse morire così, come servi sciocchi degli atlantici, magari lasciando la nostra terra patria deserta e impraticabile per migliaia e migliaia di anni?
Già. C’è anche il rischio nucleare. Gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, la Cina, la Russia e Israele… sono potenze nucleari belliche reali (e non soltanto “potenziali” come l’Iran).
Chissà se Giulio Terzi di Sant’Agata, atlantico di scorta, ne ha coscienza.
Russia Oggi, nel riportare la notizia, dichiara probabile che si tratti del preludio di una azione militare ai danni del governo siriano.
Anche secondo il Times, ormai, l’amministrazione Obama intende lanciare l’attacco contro il governo di Damasco. Con la scusa di impedire alla Siria l’uso di armi chimiche contro le bande di terroristi (addestrati e pagati dall’Occidente e dai regimi infeudati arabi).
Secondo il sito israeliano Debka, la portaerei ha raggiunto lo USS Iwo Jima Amphibious Ready Group, che include 2500 marines. Per l’agenzia, per un attacco alla Siria gli Stati Uniti possono dunque già contare su 10 mila uomini, 17 navi da guerra, 70 cacciabombardieri, 10 incrociatori muniti di missili cruise e di sistemi antimissili Aegis.
Il quotidiano israeliano Maariv, informa, dal suo canto, che un “piano congiunto Usa-Gran Bretagna è già pronto” e che all’offensiva prenderanno parte anche truppe “alleate” (sic) di Giordania, Turchia e Israele, con il compito di occupare i depositi di armi e di sostenere una zona di interdizione al volo (la tristemente famosa no fly zone) sulla Siria per impedire i raid aerei di Damasco.
Come “ruota di scorta”, naturalmente, anche la Francia di Hollande che, come scrive il settimanale Le Point, “da tempo prepara segretamente” l’aggressione militare alla Siria.
Il quotidiano del popolo cinese – la Cina, come la Russia, ha più volte posto il veto all’Onu su qualsiasi soluzione non diplomatica del conflitto interno alla Siria – sottolinea da parte sua come “il dispiegamento di missili Patriot in Turchia” sembri parte di un piano di aggressione che “non contribuisce certo alla ricerca della pace nella regione” del Vicino Oriente.
Riassumiamo.
E’ stata immediatamente evidente, sin dall’inizio della destabilizzazione, l’“infiltrazione esterna” di terroristi anti-governo in Siria (si noti, come abbiamo più volte rappresentato su queste pagine, sia l’interesse geo-economico occidentale allo sfruttamento del più vasto giacimento di gas del Mediterraneo, tra Cipro, Siria, Libano e Palestina, e sia come il neo “presidente” del Cns, la cosiddetta “Coalizione nazionale siriana”, l’opposizione al governo di Damasco rastrellata dall’Occidente e dai suoi alleati locali, Moaz al-Khatib sia al contempo uno sceicco vicino ai “Fratelli Musulmani” nonché uomo d’affari e consulente della multinazionale dell’energia Shell).
Come è stata palese, da parte atlantica, la progressiva costruzione di un isolamento della Siria con il ritiro di tutte le delegazioni diplomatiche da Damasco, il riconoscimento di “rappresentanti” fantoccio dei “ribelli” (anche se tra questi prosperano bande salafite, integraliste sunnite, già presenti in Libia e comunque provenienti da altri Paesi arabi), le pressioni su Russia e Cina per “autorizzare” un nuovo devastante conflitto contro uno Stato membro dell’Onu, il continuo immaginifico riferirsi - come nel caso dell’Iraq invaso e occupato dagli angloamericani – all’esistenza di armi di distruzione di massa. Nel caso siriano, appunto, quelle armi chimiche che lo stesso presidente Bashar Assad ha escluso verranno mai impiegate in repressioni interne.
In breve: la costituzione del “pretesto” utile per permettere agli atlantici di sventolarlo e propagandarlo a onde di media embedded per giustificare una guerra di aggressione e di conquista in partecipazione con infidi e feudali “alleati” della regione.
Si ha la sensazione che a elezioni Usa consumate tutto sia stato predisposto a questo fine e che tale vergognosa aggressione sia stata oramai decisa. O quantomeno “messa in conto”.
Fatto sta che una tale aggressione alla Siria non è, né potrà, essere priva di catastrofiche conseguenze.
Negli equilibri internazionali, perché la conferma del “no” russo a tale invasione è stata reiterata. La Russia, tra l’altro, è da tempo operativa, in forza di una risoluzione Onu negoziata quest’estate a Ginevra, per inviare eventualmente in Siria una “forza di interposizione neutrale” composta da truppe del patto militare eurasiatico. E Mosca non può nemmeno prescindere dall’osservanza del patto di mutua difesa contratto con Damasco, patto che consente alla flotta russa la concessione dell’unica base navale della Federazione nel Mediterraneo: nel porto siriano di Tartous. Senza trascurare il “veto” cinese: si ricordi che la Cina è parte del gruppo di Shangai e che di questo patto è parte integrante, nel ruolo di “osservatore” anche la Repubblica islamica dell’Iran, il maggiore alleato della Siria nel Vicino Oriente.
Una deflagrazione nel Levante del Mediterraneo, si badi bene, coinvolgerebbe anche l’Italia, la “portaerei-colonia” degli Usa con le sue 113 basi militari disseminate nel suo territorio nazionale.
Dovremmo forse morire così, come servi sciocchi degli atlantici, magari lasciando la nostra terra patria deserta e impraticabile per migliaia e migliaia di anni?
Già. C’è anche il rischio nucleare. Gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, la Cina, la Russia e Israele… sono potenze nucleari belliche reali (e non soltanto “potenziali” come l’Iran).
Chissà se Giulio Terzi di Sant’Agata, atlantico di scorta, ne ha coscienza.
venerdì 7 dicembre 2012
Attacco alla Siria: 8 mila truppe Usa vicino a coste siriane
DAMASCO – Giovedì la portaerei americana USS Eisenhower, con a bordo 8 mila militari ed 8 squadroni di cacciabombardieri è giunta dinanzi alle coste siriane nel bel mezzo di una tempesta. Secondo il sito di RT che riporta stamane la notizia è probabile che si tratti del preludio di una azione militare ai danni del governo siriano.
Secondo il Times, l’amministrazione Obama si prepara a lanciare l’attacco contro il governo di Damasco anche se la Casabianca non ha dichiarato nulla in merito. Secondo le spiegazioni del Times il governo americano entrerebbe in azione qualora Assad usasse le armi chimiche. Ma la domanda è come mai si inviano forze in Siria e si tengono preparate ad intervenire per una probabilità; è come se si sapesse già, insomma, che Assad le userà. In realtà tutto appare una farsa e probabilmente qualcuno userà armi chimiche incolpando Assad, se ciò dovesse essere il casus belli voluto dagli Usa. Secondo il sito israeliano DEBKAfile la portaerei ha raggiunto lo USS Iwo Jima Amphibious Ready Group, che include 2500 marine. “Abbiamo forze speciali per le operazioni nel posto giusto e non dobbiamo inviarne altre”, ha spiegato un ufficiale anonimo degli Usa che ha spiegato che le forze Usa sono pronte all’intervento e che sono già presenti vicino alla Siria. Secondo DEBKAfile, se gli Stati Uniti decidessero di aggredire la Siria avrebbero in questo stesso istante almeno 10 mila uomini a disposizione, 17 navi da guerra, 70 cacciabombardieri, 10 incrociatori muniti di missili cruise. Alcune di queste navi sono anche dotate dei sistemi AEGIS, in grado di abbattere i missili con cui la Siria potrebbe rispondere. “I muscoli sono già lì pronti per la flessione”, ha detto un ufficiale statunitense al London Times approposito della presenza militare americana nelle vicinanze della Siria. “È prematura dire cosa può accadere e se una decisione è stata presa per intervenire. Non è stato fatto, non abbiamo ancora raggiunto tale decisione. Ci sono tante opzioni ma un’azione militare può essere lanciata rapidamente, nel giro di giorni”.
Secondo il Times, l’amministrazione Obama si prepara a lanciare l’attacco contro il governo di Damasco anche se la Casabianca non ha dichiarato nulla in merito. Secondo le spiegazioni del Times il governo americano entrerebbe in azione qualora Assad usasse le armi chimiche. Ma la domanda è come mai si inviano forze in Siria e si tengono preparate ad intervenire per una probabilità; è come se si sapesse già, insomma, che Assad le userà. In realtà tutto appare una farsa e probabilmente qualcuno userà armi chimiche incolpando Assad, se ciò dovesse essere il casus belli voluto dagli Usa. Secondo il sito israeliano DEBKAfile la portaerei ha raggiunto lo USS Iwo Jima Amphibious Ready Group, che include 2500 marine. “Abbiamo forze speciali per le operazioni nel posto giusto e non dobbiamo inviarne altre”, ha spiegato un ufficiale anonimo degli Usa che ha spiegato che le forze Usa sono pronte all’intervento e che sono già presenti vicino alla Siria. Secondo DEBKAfile, se gli Stati Uniti decidessero di aggredire la Siria avrebbero in questo stesso istante almeno 10 mila uomini a disposizione, 17 navi da guerra, 70 cacciabombardieri, 10 incrociatori muniti di missili cruise. Alcune di queste navi sono anche dotate dei sistemi AEGIS, in grado di abbattere i missili con cui la Siria potrebbe rispondere. “I muscoli sono già lì pronti per la flessione”, ha detto un ufficiale statunitense al London Times approposito della presenza militare americana nelle vicinanze della Siria. “È prematura dire cosa può accadere e se una decisione è stata presa per intervenire. Non è stato fatto, non abbiamo ancora raggiunto tale decisione. Ci sono tante opzioni ma un’azione militare può essere lanciata rapidamente, nel giro di giorni”.
giovedì 6 dicembre 2012
Siria. La Nato dà il via libera ai Patriot in Turchia
L’eventuale uso di armi chimiche nel conflitto siriano sarebbe inaccettabile.
Lo dice anche la Russia. Ma il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, in commenti rilasciati a margine della riunione del Consiglio Russia-Nato, ha chiarito ancora una volta che le voci che si rincorrono da qualche giorno sono parte del solito piano per attaccare Damasco. “Il problema del trasporto e specialmente dell’uso di armi di distruzione di massa, e le armi chimiche lo sono, è molto serio. Qualunque violazione dei trattati internazionali per noi è inaccettabile” ha precisato Lavrov, affermando che la Russia indaga su tutte le notizie di spostamenti di armi chimiche e scambia informazioni con i Paesi occidentali. Proprio per questa ragione “Quando emerge la minima voce in questo senso, prendiamo iniziative molto ferme, verifichiamo queste informazioni e ogni volta otteniamo garanzie che nulla del genere viene programmato o può essere programmato”, ha concluso. La Siria insomma, come dichiarato senza mezzi termini dal governo già nei giorni scorsi, non userà mai armi chimiche contro il suo popolo. Ma non sono certo le affermazioni di Damasco o le garanzie russe a smuovere la cricca atlantico-saudita dalle sue posizioni.
Ora serve sventolare un nuovo spauracchio, e le armi chimiche sono un’efficace scusa per intensificare l’accerchiamento contro Assad. Ieri, nel tardo pomeriggio, i ministri degli Esteri dell’Alleanza atlantica, a Bruxelles, hanno dato il via libera al dispiegamento dei Patriot in Turchia, come chiesto da Ankara il 21 novembre scorso. Si trattava oramai di una pura formalità. La notizia, chiaramente non verificata né confermata ma frutto di rivelazioni di “intelligence”, dello spostamento di armi chimiche deciso dal regime siriano ha fatto alzare la voce gli Stati Uniti e i suoi alleati, l’autorizzazione allo schieramento dei missili dell’Alleanza a “difesa” dell’alleato turco era oramai scontata. Il dispiegamento dei Patriot “sarà solo difensivo” e “in nessun modo supporterà una no-fly zone o operazioni d’attacco”, ha voluto ribadire ieri il segretario generale della Nato Rasmussen (foto), salvo poi aggiungere che l’Alleanza “sa che la Siria ha i missili e le armi chimiche”e che nel caso in cui decidesse di usarle si aspetterebbe “una reazione immediata da parte della comunità internazionale”. Come sempre dal vertice Nato non è arrivato nessun commento alle forniture illegali di armi ai ribelli, oramai acquisite come un fatto normale.
Ieri una conferma dei traffici illegali di armamenti è arrivato da un deputato libanese di al Mustaqbal, il movimento dell’ex premier, sunnita e anti-siriano, Saad Hariri. Giovedì scorso, il quotidiano al Akhbar e l’emittente OTV avevano pubblicato le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche del deputato Okab Sakr mentre parla con un trafficante di armi, con un comandante dei ribelli siriani e con un altro siriano incaricato di coordinare l’invio di armi. Lunedì Sakr ha ammesso pubblicamente che la voce in quelle tre conversazioni è la sua, ma ha cercato di tenere fuori il partito di Hariri dicendo che la sua è stata un’iniziativa personale e che è pronto a rinunciare all’immunità parlamentare per rimettersi alle decisioni della giustizia libanese. Tuttavia in una delle telefonate, Sakr afferma che l’ex premier Hariri, comodamente stanziato a Parigi “segue la situazione minuto per minuto” e che “sta diventando pazzo, vuole che la vittoria arrivi”.
Lo dice anche la Russia. Ma il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, in commenti rilasciati a margine della riunione del Consiglio Russia-Nato, ha chiarito ancora una volta che le voci che si rincorrono da qualche giorno sono parte del solito piano per attaccare Damasco. “Il problema del trasporto e specialmente dell’uso di armi di distruzione di massa, e le armi chimiche lo sono, è molto serio. Qualunque violazione dei trattati internazionali per noi è inaccettabile” ha precisato Lavrov, affermando che la Russia indaga su tutte le notizie di spostamenti di armi chimiche e scambia informazioni con i Paesi occidentali. Proprio per questa ragione “Quando emerge la minima voce in questo senso, prendiamo iniziative molto ferme, verifichiamo queste informazioni e ogni volta otteniamo garanzie che nulla del genere viene programmato o può essere programmato”, ha concluso. La Siria insomma, come dichiarato senza mezzi termini dal governo già nei giorni scorsi, non userà mai armi chimiche contro il suo popolo. Ma non sono certo le affermazioni di Damasco o le garanzie russe a smuovere la cricca atlantico-saudita dalle sue posizioni.
Ora serve sventolare un nuovo spauracchio, e le armi chimiche sono un’efficace scusa per intensificare l’accerchiamento contro Assad. Ieri, nel tardo pomeriggio, i ministri degli Esteri dell’Alleanza atlantica, a Bruxelles, hanno dato il via libera al dispiegamento dei Patriot in Turchia, come chiesto da Ankara il 21 novembre scorso. Si trattava oramai di una pura formalità. La notizia, chiaramente non verificata né confermata ma frutto di rivelazioni di “intelligence”, dello spostamento di armi chimiche deciso dal regime siriano ha fatto alzare la voce gli Stati Uniti e i suoi alleati, l’autorizzazione allo schieramento dei missili dell’Alleanza a “difesa” dell’alleato turco era oramai scontata. Il dispiegamento dei Patriot “sarà solo difensivo” e “in nessun modo supporterà una no-fly zone o operazioni d’attacco”, ha voluto ribadire ieri il segretario generale della Nato Rasmussen (foto), salvo poi aggiungere che l’Alleanza “sa che la Siria ha i missili e le armi chimiche”e che nel caso in cui decidesse di usarle si aspetterebbe “una reazione immediata da parte della comunità internazionale”. Come sempre dal vertice Nato non è arrivato nessun commento alle forniture illegali di armi ai ribelli, oramai acquisite come un fatto normale.
Ieri una conferma dei traffici illegali di armamenti è arrivato da un deputato libanese di al Mustaqbal, il movimento dell’ex premier, sunnita e anti-siriano, Saad Hariri. Giovedì scorso, il quotidiano al Akhbar e l’emittente OTV avevano pubblicato le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche del deputato Okab Sakr mentre parla con un trafficante di armi, con un comandante dei ribelli siriani e con un altro siriano incaricato di coordinare l’invio di armi. Lunedì Sakr ha ammesso pubblicamente che la voce in quelle tre conversazioni è la sua, ma ha cercato di tenere fuori il partito di Hariri dicendo che la sua è stata un’iniziativa personale e che è pronto a rinunciare all’immunità parlamentare per rimettersi alle decisioni della giustizia libanese. Tuttavia in una delle telefonate, Sakr afferma che l’ex premier Hariri, comodamente stanziato a Parigi “segue la situazione minuto per minuto” e che “sta diventando pazzo, vuole che la vittoria arrivi”.
lunedì 3 dicembre 2012
Comunicato Governo Assad
Damasco, 3 dic. - Il governo siriano non intende usare nessun arsenale chimico contro la popolazione. Lo ha assicurato il ministero degli Esteri di Damasco con un comunicato diffuso attraverso la TV di Stato. "In risposta alle dichiarazioni
del Segretario di Stato americano - si legge nella nota - che ha mandato un avvertimento alla Siria in merito al possibile uso di armi chimiche, la Siria ha più volte precisato che, in qualunque circostanza, non userà contro il popolo questo tipo di armi, ammesso che le abbia a disposizio
".
domenica 2 dicembre 2012
Siria: cristianità a rischio d’esistenza, minacciata dai fanatici per il califfato islamico
Oramai non siamo solo piú noi patrioti siriani a lanciare il grido d’allarme, ma anche editoriali della stampa nazionale italiana lo affermano, citando fonti cristiane varie.
É sulle pagine di Vatican Insider”, a cura di Marco Tosatti per “La Stampa” di Torino del 1/12/2012, che troviamo un chiaro riferimento alla situazione drammatica che stanno vivendo alcune comunità cristiane di confine in Siria, sotto costante minaccia da parte di bande armate che si infiltrano in territorio siriano da Turchia, Libano, Iraq, Giordania.
Particolarmente Aleppo é sotto il mirino di queste gangs di fanatici jihadisti per il “califfato islamico”. Disperato l’appello di alcune comunità monastiche.
“Nella parrocchia di San Dimitri molti cristiani si ritrovano ridotti alla fame e alla miseria più nera: benefattori musulmani offrono alle famiglie cristiane tra €600 e €1200, per ogni membro che si converte all’Islam”, riporta Tosatti citando il sito web “Ora Pro-Siria”.
Ad Aleppo, una città storicamente di cultura eterogenea, i salafiti avrebbero emesso una fatwa contro “l’immorale usanza di permettere alle donne di guidare l’automobile”.
A Idlib invece le donne, secondo questi gruppi terroristi di fanatici integralisti, dovrebbero apparire in pubblico esclusivamente con il capo coperto dal velo, cosa che nella multietnica e laica Siria non é obbligo neppure per le donne di famiglia d’origine musulmana, ma solo una facoltá a discrezione personale..
Sono di pochi giorni fa le parole di padre Jules Baghdassarian, direttore delle Pontificie Opere missionarie, morto qualche giorno fa per un arresto cardiaco causato dalle preoccupazioni: “Non c’è una guerra civile in Sira, ci sono tentativi di renderla una guerra civile, c’è un pressione per trasformare il conflitto in un conflitto settario, abbiamo vissuto questa esperienza in Libano, si è visto in Iraq e ora lo vediamo in Siria La gente non vuole la guerra e la violenza: il mondo ci aiuti a ritrovare la pace!…Chiediamo alla comunità internazionale e all’Unione Europea di aiutarci a ritrovare la pace, non di fomentare la guerra!”.
Persino alcune voci all’interno del Comitato di coordinamento nazionale per il cambiamento democratico (NCC), l’opposizione siriana all’estero, dichiarano apertamente l’infiltrazione di forze armate dall’estero, terroristi e mercenari senza scrupoli che agiscono su ordine e per interessi esterni per destabilizzare la Siria. Questo “Comitato” avrebbe pubblicato di recente la lista dei mercenari sauditi presenti in Siria, affermando: “Siamo contro la presenza di mercenari stranieri … questa gente distrugge la Siria. Sfortunatamente ci sono dei ‘giocatori’ politici, come la Turchia, che permette loro di invadere la Siria. E l’obiettivo non è solo la Siria. Noi siamo solo un anello nella catena”.
Pare quindi che per fare fronte a tali minacce non resti altro, oltre agli sforzi diplomatici indispensabili e d’obbligo, ma che sin’ora hanno prodotto ben poco, che l’autodifesa da parte dell’esecutivo di Damasco per mezzo dell’Esercito Arabo Siriano, unica garanzia di salvezza e libertà per il popolo siriano tutto, cristiano e musulmano.
É sulle pagine di Vatican Insider”, a cura di Marco Tosatti per “La Stampa” di Torino del 1/12/2012, che troviamo un chiaro riferimento alla situazione drammatica che stanno vivendo alcune comunità cristiane di confine in Siria, sotto costante minaccia da parte di bande armate che si infiltrano in territorio siriano da Turchia, Libano, Iraq, Giordania.
Particolarmente Aleppo é sotto il mirino di queste gangs di fanatici jihadisti per il “califfato islamico”. Disperato l’appello di alcune comunità monastiche.
“Nella parrocchia di San Dimitri molti cristiani si ritrovano ridotti alla fame e alla miseria più nera: benefattori musulmani offrono alle famiglie cristiane tra €600 e €1200, per ogni membro che si converte all’Islam”, riporta Tosatti citando il sito web “Ora Pro-Siria”.
Ad Aleppo, una città storicamente di cultura eterogenea, i salafiti avrebbero emesso una fatwa contro “l’immorale usanza di permettere alle donne di guidare l’automobile”.
A Idlib invece le donne, secondo questi gruppi terroristi di fanatici integralisti, dovrebbero apparire in pubblico esclusivamente con il capo coperto dal velo, cosa che nella multietnica e laica Siria non é obbligo neppure per le donne di famiglia d’origine musulmana, ma solo una facoltá a discrezione personale..
Sono di pochi giorni fa le parole di padre Jules Baghdassarian, direttore delle Pontificie Opere missionarie, morto qualche giorno fa per un arresto cardiaco causato dalle preoccupazioni: “Non c’è una guerra civile in Sira, ci sono tentativi di renderla una guerra civile, c’è un pressione per trasformare il conflitto in un conflitto settario, abbiamo vissuto questa esperienza in Libano, si è visto in Iraq e ora lo vediamo in Siria La gente non vuole la guerra e la violenza: il mondo ci aiuti a ritrovare la pace!…Chiediamo alla comunità internazionale e all’Unione Europea di aiutarci a ritrovare la pace, non di fomentare la guerra!”.
Persino alcune voci all’interno del Comitato di coordinamento nazionale per il cambiamento democratico (NCC), l’opposizione siriana all’estero, dichiarano apertamente l’infiltrazione di forze armate dall’estero, terroristi e mercenari senza scrupoli che agiscono su ordine e per interessi esterni per destabilizzare la Siria. Questo “Comitato” avrebbe pubblicato di recente la lista dei mercenari sauditi presenti in Siria, affermando: “Siamo contro la presenza di mercenari stranieri … questa gente distrugge la Siria. Sfortunatamente ci sono dei ‘giocatori’ politici, come la Turchia, che permette loro di invadere la Siria. E l’obiettivo non è solo la Siria. Noi siamo solo un anello nella catena”.
Pare quindi che per fare fronte a tali minacce non resti altro, oltre agli sforzi diplomatici indispensabili e d’obbligo, ma che sin’ora hanno prodotto ben poco, che l’autodifesa da parte dell’esecutivo di Damasco per mezzo dell’Esercito Arabo Siriano, unica garanzia di salvezza e libertà per il popolo siriano tutto, cristiano e musulmano.
sabato 1 dicembre 2012
Avviso Importante: Oscurata la Siria dalla rete Internet
Il Ministro dell'Informazione della Repubblica Araba Siriana, Omran al Zoobi: “Per far tacere l'informazione siriana ed impedirle di riportare la verità, un gruppo armato ha preso d’a...
ssalto il cavo principale della telecomunicazione oscurando dalla rete Internet diverse città della Siria”. Si fa notare che tutte le informazioni che circolano in rete e che incolpano il governo di averlo fatto, sono assolutamente infondate e sono il prodotto di servizi segreti e di centri occidentali di guerra psicologica.
Un team di tecnici ed esperti si sta lavorando per ripristinare il collegamento internet.
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