Il Comando delle Forze Armate siriane ha annunciato la completa
liberazione della città di Palmira. L'Esercito siriano controlla da
questa mattina tutta la città compresa
la zona archeologica e tutte le infrastrutture presenti. Il Comando
annuncia che la città è disseminata di ordigni e trappole esplosive e
unità del genio sono già all'opera per la bonifica.
Nel giorno
della Santa Pasqua il soldato siriano è passato sotto il tuo Arco di
Trionfo. Bentornata alla Madre Patria e al Mondo intero. Nella tua
storia c'è scritto vittoria.
martedì 29 marzo 2016
martedì 22 marzo 2016
I Curdi votano per uno stato in Siria
Il partito dei curdi in Siria PYD (Democratic Union Party) ha votato per creare una federazione autonoma curda nella zona settentrionale della Siria al confine con la Turchia. Lo afferma Al Jazeera sul suo sito pubblicando la notizia che, dopo due giorni di consultazioni ed incontri nelle zone sotto controllo delle milizie curde i funzionari del PYD avrebbero proclamato l’intenzione di procedere a tappe serrate verso la creazione di questa entità statuale su modello federale. Gli incontri si sarebbero svolti nella città di Rmeilan in provincia di Hassakeh tra delegati delle minoranze assire, arabe e curde del territorio, ma, come d’altronde sempre affermato dalle legittime autorità siriane, la decisione non è considerata accettabile dal governo siriano che in questo incassa, paradossalmente, l’assenso di una delle principali formazioni ribelli, la sedicente Coalizione Nazionale.
Il ministero degli Esteri siriano mette in guardia ” chiunque oserà minare l’unione del territorio e del popolo siriano a qualsiasi titolo” aggiungendo anche che,” creare una unione federale contraddice i principi della costituzione siriana e tutti i concetti nazionali e le risoluzioni internazionali”. Una dichiarazione, come anticipato, parallela a quella espressa dalla “National Coalition for Syrian Revolutionary and Opposition Forces“, il raggruppamento eterogeneo dei miliziani ribelli in Siria che ritiene illegittima la “dichiarazione unilaterale che confisca la volontà di scelta al popolo siriano”. La scelta di formare una compagine statale su base federale viene dalla situazione etnico politica della regione interessata che i curdi chiamano Rojava e che ad oggi è spartita, più o meno pacificamente, in tre diverse enclavi curde: Jazira, Kobanê e Afrin. Oltre a “mettere d’accordo”, partigiani islamisti ribelli e governo legittimo in Siria, la decisione è guardata con forte preoccupazione, se non osteggiata in maniera aperta, dalla Turchia che, nonostante supporti politicamente e non, certe formazioni ribelli operanti in territorio siriano, non tollererebbe mai la creazione di uno Stato Curdo sulle sue frontiere che incoraggerebbe e funzionerebbe da retroterra strategico per quei curdi-turchi che da anni propugnano la secessione delle zone curde della Turchia.
L’ex leader del Democratic Union Party, Idris Nassan, ha ammesso che i preparativi per il federalismo curdo erano in corso già da tempo e che l’intenzione sarebbe quella di “allargare la zona di autogoverno curdo in Siria”. Tale “federalismo” per Nassan,” deve essere il futuro, non solo per il nord della Siria o regioni curde, ma per la Siria in generale, perché con esso saranno garantite democrazia e uguaglianza”. Ad oggi il territorio controllato dai Curdi in Siria, oltre una vasta area sulla costa nord occidentale, è rappresentato da una striscia ininterrotta di quattrocento chilometri, che si estende dal fiume Eufrate alla frontiera con l’Iraq dove già dal 1990 i curdi iracheni hanno la loro autonomia. Come già avevamo accennato in precedenti analisi, quella dei Curdi è una partita che in Siria si giocherà a partire dalla fine o dal ridimensionamento della minaccia terroristica islamista di Al Nusra e Isis, che nel “secondo tempo” della cosiddetta crisi siriana vedrà il sorgere di nuovi “player” regionali sempre diligentemente supportati dalle potenze mondiali attente a garantirsi, sulla pelle dei siriani, la loro fetta di “democrazia“.
martedì 15 marzo 2016
Siria: Gentiloni si allinea ai ricatti dei “ribelli”, i colloqui rischiano il flop
Roma, 14 mar – Si addensano già nubi scure sopra i colloqui di pace che dovrebbero iniziare oggi a Ginevra sulla Siria. Da Damasco, il ministro degli Esteri Walid al Muallim traccia la linea rossa del governo siriano: all’inviato Onu Staffan De Mistura (sì,
quello che aveva “brillantemente” gestito le fasi iniziali del caso
Marò), secondo cui le elezioni presidenziali si dovranno tenere entro 18
mesi dall’avvio del processo negoziale, il ministro ha risposto che “né
lui né nessun altro hanno il diritto di parlare di elezioni
presidenziali. È un diritto esclusivo del popolo siriano”. De Mistura
aveva detto che all’ordine del giorno dei colloqui ci saranno “tre
questioni: un nuovo governo inclusivo, una nuova Costituzione e nuove
elezioni che devono aver luogo entro 18 mesi a partire dall’inizio dei
colloqui”. Per il segretario di Stato americano John Kerry
le dichiarazioni del ministro siriano hanno un obbiettivo evidente, ed è
“chiaramente quello di far fallire il processo di pace”.
A dettare la linea sono quei galantuomini dell’opposizione siriana. Salem al Meslet, portavoce della delegazione dell’Alto comitato dei negoziati nel quale sono raggruppati alcuni dei gruppi chiave dell’opposizione, ha dichiarato: “Noi speriamo che i negoziati comincino con discussioni sull’organo di transizione, che avrà tutti i poteri compreso quello del presidente della repubblica. Non ci sarà alcun ruolo in questo organo per coloro che hanno commesso dei crimini, compreso Bashar al Assad”. Nei giorni scorsi il negoziatore capo dell’opposizione Mohammed Allush ha affermato che questo periodo di transizione deve iniziare “con la caduta o la morte di Bashar al Assad”.
Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. Sulla Siria, ha detto, c’è “grande speranza”, ma “da parte del regime di Damasco non tutti gli impegni sono stati mantenuti” e ci sono ancora “zone sotto assedio”. Ci vuole una prospettiva politica, ha sottolineato il titolare della Farnesina: “Non è possibile immaginare una transizione in Siria e un nuovo contesto pluralistico e pacifico con ancora Assad alla guida”. Insomma, la Siria, par di capire, sta commettendo due peccati capitali: combatte ancora i terroristi e intende decidere da sé da chi farsi governare. Ma chi si credono di essere, questi siriani? Uno stato sovrano?
A dettare la linea sono quei galantuomini dell’opposizione siriana. Salem al Meslet, portavoce della delegazione dell’Alto comitato dei negoziati nel quale sono raggruppati alcuni dei gruppi chiave dell’opposizione, ha dichiarato: “Noi speriamo che i negoziati comincino con discussioni sull’organo di transizione, che avrà tutti i poteri compreso quello del presidente della repubblica. Non ci sarà alcun ruolo in questo organo per coloro che hanno commesso dei crimini, compreso Bashar al Assad”. Nei giorni scorsi il negoziatore capo dell’opposizione Mohammed Allush ha affermato che questo periodo di transizione deve iniziare “con la caduta o la morte di Bashar al Assad”.
Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. Sulla Siria, ha detto, c’è “grande speranza”, ma “da parte del regime di Damasco non tutti gli impegni sono stati mantenuti” e ci sono ancora “zone sotto assedio”. Ci vuole una prospettiva politica, ha sottolineato il titolare della Farnesina: “Non è possibile immaginare una transizione in Siria e un nuovo contesto pluralistico e pacifico con ancora Assad alla guida”. Insomma, la Siria, par di capire, sta commettendo due peccati capitali: combatte ancora i terroristi e intende decidere da sé da chi farsi governare. Ma chi si credono di essere, questi siriani? Uno stato sovrano?
martedì 8 marzo 2016
Rivolta popolare nella “capitale” dell’Isis, i cittadini invocano Assad
Raqqa, 07 mar – Quella che viene considerata la capitale dell’Isis in Siria, la città di Raqqa, è stata scossa da una violenta insurrezione popolare durante la giornata di ieri, secondo quanto riportato dalla testata russa RT.
La ribellione di popolo è stata guidata da cittadini filo governativi e ha visto la riconquista di ben cinque quartieri
della città a nord della Siria (al-Dareiyeh, al-Ramileh, al-Ferdows,
al-Ajili e al-Bakri). A seguito della manifestazione, durante la quale
sono stati scanditi slogan e cori inneggianti all’Esercito Arabo Siriano e al presidente Bashar Al Assad,
sono iniziati cruenti combattimenti tra i rivoltosi e i miliziani dello
Stato Islamico. Secondo le fonti, sarebbero centinaia i fondamentalisti
uccisi e circa 200 i “disertori” del
Califfato che stanno cercando di scappare dalla città, nonostante siano
state bloccate le vie d’accesso per impedirne la fuga.
Intanto le forze armate governative avanzano lungo l’autostrada M45
che collega Hama a Raqqa, raggiungendo la zona occidentale della
provincia della “capitale siriana dell’Isis”. Il drappo nero dell’Isis è
stato sostituito dalla bandiera della Siria laica e sovrana
e il sodalizio tra il popolo e le forze regolari dell’Esercito Arabo
Siriano continua a donare vittorie in questa guerra contro la fanatica
barbarie dei miliziani del Califfato.
martedì 1 marzo 2016
Incontro con la First Lady siriana Asma al-Assad
Nel
corso della recente missione solidale in Siria la delegazione dei
volontari della Onlus Solidarité Identités e gli attivisti del Fronte
europeo per la Siria sono stati ricevuti dalla First Lady siriana Asma
al-Assad, da sempre in prima linea nell’assistenza agli sfollati di
guerra e alle vittime del terrorismo.
Qui la ‘prima donna’ di Siria con il Presidente di Sol.Id. Ada Oppedisano.
Qui la ‘prima donna’ di Siria con il Presidente di Sol.Id. Ada Oppedisano.
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