L’intervento americano in Siria, se il Congresso lo approverà, non costerà neanche un singolo dollari agli Stati Uniti. Come rivelato ieri in Senato dal segretario di Stato americano John Kerry, «rispetto alla domanda se i Paesi arabi si siano offerti di pagare i costi [dell'attacco], la risposta è sì». Alla domanda della deputata repubblicana Ileana Ros-Lehtinen: «Quanto si sono offerti di pagare?», Kerry ha risposto: «L’intero costo dell’operazione militare».
PAGANO I PAESI ARABI. Ha poi aggiunto Kerry: «Alcuni dei Paesi arabi ci hanno detto che se siamo pronti ad attaccare nello stesso modo in cui abbiamo attaccato in precedenza altri Paesi, loro pagheranno il costo dell’intervento». Così, tenendo anche conto delle parole del segretario di Stato americano a conferma del fatto che gli Stati Uniti non invieranno uomini in Siria, si prospetta per l’America un vero intervento a costo zero.
INTERESSI DELL’ARABIA SAUDITA. Non c’è da stupirsi per la generosità dei Paesi arabi: Arabia Saudita e Qatar, entrambi paesi sunniti, hanno forti interessi in questa guerra, in cui intravedono la possibilità di spezzare finalmente l’asse sciita composto da Siria e Iran, diminuendo anche l’influenza degli ayatollah nella regione. Non a caso, dall’inizio del conflitto in Siria hanno rifornito di armi, uomini e mezzi le brigate ribelli, comprese quelle più estremiste legate ad Al-Qaeda, come al-Nusra e lo Stato islamico dell’Iraq. Secondo un recente reportage, le armi chimiche che hanno causato centinaia di vittime a Ghouta potrebbero essere state esplose per sbaglio proprio dai ribelli, che le avrebbero ricevute dai sauditi.
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