Nei momenti più caldi della crisi siriana i giornali americani hanno più volte evocato il “modello Kosovo” per spiegare quale soluzione Obama avesse in mente. Le notizie che giungono in queste ore dal fronte siriano fanno capire quanto quell’accostamento fosse vero, sia pur in un senso differente da quello che aveva in mente la stampa statunitense.
La stampa albanese ha infatti divulgato la notizia che Pajtim Olluri, 22 anni, di Kroimiri i Lipjanit, in Kosovo, sarebbe stato ucciso combattendo contro l’esercito di Bashar Assad. Sono infatti centinaia i combattenti albanesi che si sono uniti ai fondamentalisti islamici in Siria e una ventina sarebbero fino ad oggi i caduti di cui sono riportati alcuni nomi: Halit Maliqaj 31 anni da Tirana, Ermal Xhelo da Valona, Nimetullah Imeri 38 anni e Sami Abdullahu da Skopje Rasim Zeqiri da Gostivar in Macedonia, Muaz Ahmeti 23 anni e Naman Damolli dal Kosovo. Il governo albanese è stato il primo a dichiarare la disponibilità ad appoggiare un intervento – anche militare – degli USA in Siria.
Già nello scorso aprile il quotidiano di Pristina “Koha Ditore” aveva affermato che almeno 140 estremisti islamici albanesi erano schierati a fianco dei ribelli siriani. Ma c’è chi parla addirittura di 800 cittadino albanesi e kosovari impiegati nella destabilizzazione della Siria. I militanti, tutti legati a movimenti estremisti fondamentalisti, arrivano dall’Albania, dal Kossovo e dalla valle di Preshevo, l’enclave albanese nel sud della Serbia.
Più di un anno fa, del resto, l’Associated Press rivelava che il 26 aprile 2012, al ritorno dagli Stati Uniti, una delegazione di membri dell’opposizione siriana aveva fatto tappa a Pristina per tenere colloqui su come impiegare in Siria le conoscenze dell’Uck.
“Siamo venuti qui per imparare. Il Kosovo ha già compiuto questo cammino e possiede un’esperienza che potrebbe esserci molto utile – aveva detto allora il capo della delegazione siriana Ammar Abdulhamid –. Soprattutto vorremmo sapere in che modo gruppi armati sparsi si sono infine organizzati nell’Uck”. I leader dell’opposizione siriana hanno promesso di riconoscere subito il Kosovo una volta preso il potere nel paese.
Il campo d’addestramento al confine tra Albania e Kosovo che ha accolto i partecipanti siriani, era stato inizialmente organizzato dagli Stati Uniti per aiutare l’ UCK nell’addestramento dei suoi combattenti.
Non solo: in mezzo all’asse Usa-Kosovo-Siria ci sarebbe la Turchia. Una sedicente “organizzazione umanitaria” turca, la islamista IHH, farebbe infatti da centro di smistamento e arruolamento per milizie fondamentaliste kosovare addestrate proprio da Ankara. Dietro l’operazione ci sarebbero alcuni estremisti wahabiti sauditi.
Al governo italiano il compito di domandarsi quanto sia ragionevole e sicuro avere un focolaio di terrorismo a portata di gommone dalle nostre coste pugliesi.
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