Damasco, 11 nov – In attesa dei colloqui internazionali a Ginevra, per cui però,come conferma l’inviato speciale dell’Onu e della Lega araba Lakhdar Brahimi, nessuna data è stata ancora confermata, l’esercito siriano riconquista postazioni chiave nelle maggiori città del paese. In seguito alla presa del villaggio strategico di Sabina, a sud di Damasco, avvenuta quattro giorni fa, dopo tre giorni di incessanti combattimenti le truppe regolari siriane hanno ripreso il controllo della Base 80. Si tratta di un’area fondamentale per le sorti del conflitto, nei pressi dell’aeroporto internazionale di Aleppo, che era chiuso ai voli civili poichè in mano alle forze jihadiste dal febbraio scorso. Dopo l’annuncio della televisione di stato, è arrivata anche la conferma dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), che ha poi comunicato la morte di 95 uomini tra i soldati dell’esercito e le forze antigovernative.
L’esercito siriano avanza anche nelle città vicino ad Aleppo, fino ad oggi controllate dai gruppi armati anti-Assad, di Tel Arn e Tel Hasel. Pochi giorni fa le truppe governative hanno inoltre ripreso controllo di un sobborgo meridionale di Damasco, altra zona chiave per consolidare le postazioni attorno alla capitale e rompere le linee jihadiste. L’annuncio della presa del sobborgo, confermato anch’esso dall’Osservatorio per i diritti umani, è stato diramato dai media di Stato: “l’ordine e la sicurezza sono tornati a Sbine, località ripulita dai terroristi”.
Nel frattempo il governo siriano ha comunicato la concessione di “un’amnistia presidenziale” per i disertori dell’esercito, specificando che tutti i militari che hanno abbandonato le fila delle truppe avranno 30 giorni di tempo per presentarsi in caserma senza subire conseguenze, mentre coloro che sono fuggiti all’estero possono rientrare in Siria da uomini liberi entro tre mesi.
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